Copertina del libro "Ande dimenticate. Cronache di viaggio dalla Sierra peruviana” di Manuel Santoro
Copertina del libro "Ande dimenticate. Cronache di viaggio dalla Sierra peruviana” di Manuel Santoro

Con la recensione di Ande dimenticate di Manuel Santoro, facciamo un tuffo nel passato recente di un meraviglioso Paese: il Perù. Un Paese che ha dovuto combattere per la propria libertà ma che, oggi, regala paesaggi e persone indimenticabili.

“Dei peruviani amavo la tenace determinazione nel superare i problemi. Forse era l’insieme di tutte queste cose a spingermi a tornare più volte, arricchire il mio bagaglio culturale e, insieme a quello, la visione della vita.”

 

Ripercorrendo la storia del Perù con Ande dimenticate di Manuel Santoro

Il Perù è un Paese da scoprire sotto molteplici punti di vista. Uno di questi è spesso tralasciato dalle principali rotte turistiche: per questo, Ande dimenticate di Manuel Santoro è una lettura che serve a renderci consapevoli di cose che, forse, ignoriamo. Mentre quelli della mia generazione nascevano e crescevano, dall’altra parte del mondo si stava infatti consumando uno dei periodi storici più sanguinosi, beceri e incomprensibili della storia peruviana: quello delle lotte tra Sendero Luminoso ed esercito del governo. A farne le spese, come spesso accade, la gente comune.
Manuel è innamorato del Perù; quello che racconta in Ande dimenticate è il suo quinto viaggio nella terra di Machu Picchu, un viaggio che si discosta dagli itinerari classici per scoprire più a fondo le tracce di questo recente, tragico passato.
A partire da Ayacucho, Manuel Santoro fa visita a diversi dei paesini che costellano gli aspri territori delle Ande, tra vallate e cime aguzze. In ognuno di questi luoghi semi-sperduti, parla con le persone facendosi accompagnare dai ricordi di un passato ancora troppo vicino, ancora troppo bruciante. Dai racconti delle persone emergono scenari atroci: da una parte, “i terroristi cercavano di arruolare giovani e non, punendo con la morte un’eventuale collaborazione con i militari. Se non aiutavano, o semplicemente non si sottomettevano a Sendero Luminoso, venivano accusati di essere spie”. Eppure, dall’altra parte, “l’esercito arrivava qui e, seppur senza prove, si accaniva nella sua feroce ricerca di terroristi, catturando e uccidendo vittime innocenti”. Tra gli anni ’80 e ’90 del 1900, le popolazioni andine subiscono angherie di ogni tipo. Uccisioni e sparizioni misteriose sono all’ordine del giorno, donne e bambini non sempre vengono risparmiati, le famiglie sono costrette a rifugiarsi nei boschi montani, pregando ogni giorno di confondersi col buio per sfuggire alla ferocia di una lotta ormai fuori controllo. In Ande dimenticate, Manuel Santoro racconta tutto questo tramite quello che sa ma, soprattutto, tramite le testimonianze dirette di chi si ricorda ancora tutto troppo bene.

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Le persone delle Ande dimenticate di Manuel Santoro

Con un mezzo pubblico, a piedi o con passaggi di fortuna, Manuel raggiunge Chuschi, Quispillacta, e poi Cancha Cancha, Chungui, Vinchos, Arizona, Socos, San José de Quero, Huaquis… Sono tutti villaggi andini dove i ritmi scorrono lenti e le poche case colorate, costruite coi materiali locali, sono spesso raccolte intorno alla piazzetta principale. Nonostante il volto sconosciuto di Manuel, tutti sono gentili e ospitali con lui. E tutti hanno qualcosa da raccontare, qualche esperienza personale nella lotta a Sendero Luminoso. Molte persone sopravvissute a quei tempi hanno venduto tutto e se ne sono andate a Lima, sperando di poter ricominciare. Molti invece sono rimasti, per un forte attaccamento alla loro terra; ma non mancano la difficoltà a prendere sonno, la paura di un’esperienza la cui tragica memoria non accenna a diminuire. Tutti raccontano, ma alcuni lo fanno con difficoltà, ed è evidente che certi ricordi abbiano lasciato in eredità dei veri e propri traumi psicologici.
Ma, per fortuna, i villaggi andini non sono solo questo. Anzi, sono molto di più.
Sono uomini e donne, giovani e anziani dal sorriso facile e l’ospitalità innata. Sono le storie, le leggende, le feste e le tradizioni che vengono tramandate di generazione in generazione. Sono i vestiti colorati, le gonne lunghe e i cappelli, simboli di un forte attaccamento alle proprie radici e ancora più sontuosi nei giorni di festa. Sono i bambini che si fermano per un’improvvisata partitella a pallone o i vecchi che masticano coca sulle panchine, un’usanza ancestrale che aiuta a rafforzare il fisico e ad affinare la mente. In Ande dimenticate, Manuel Santoro nota spesso quello che tutti noi immaginiamo di queste persone: “nonostante le difficoltà della vita la gente pareva contenta, una caratteristica che contraddistingue il popolo peruviano e che aveva contribuito a farmi innamorare di questo Paese”

Perù, un continuo contrasto

Leggendo Ande dimenticate di Manuel Santoro, si ha spesso la sensazione che nel Perù convivano parecchi contrasti. A un passato burrascoso e ancora portatore di fantasmi, si contrappone un presente non sempre facile, ma sicuramente pieno di speranza. Ai contrasti culturali e sociali fanno eco le bellezze delle Ande, “territori i cui drammatici paesaggi sembrano modellati ad arte per raccontare i tragici eventi che, a partire dagli ultimi due decenni del ventesimo secolo, sono sinonimi di orrore e disonore per Stato e società”. Durante il suo peregrinare, Manuel racconta di ripide pareti rocciose, canyon impressionanti, punte montane da togliere il fiato, e poi vallate che si aprono improvvise e si lasciano attraversare da pozze d’acqua trasparenti, campi immensi e cascatelle di ogni dimensione. Con questo libro, si parte alla scoperta di un Paese il cui territorio naturalistico si fonde alla perfezione col grande cuore dei suoi abitanti, per un’esperienza davvero autentica e ricca di emozioni.

Recensione di Agnese Sabatini

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