Copertina del libro
Copertina del libro "Appia" di Paolo Rumiz

Un viaggio alla riscoperta della dimenticata Via Appia, la Regina Viarum degli antichi Romani che collegava Roma a Brindisi. Appia di Paolo Rumiz racconta l’impresa compiuta dallo scrittore insieme ad altri tre compagni per restituire al Paese un bene assurdamente e vergognosamente abbandonato.

Il progetto finale è Il Cammino della Via Appia Antica ed è stato finanziato dal Ministero dei Beni Culturali e oggi è percorribile in 29 tappe

L’Appia, la “regina di tutte le strade”

L’Antica Via Appia era chiamata dai Romani Regina Viarum. Era la strada delle strade, un’opera incredibile voluta da Appio Claudio Cieco nel 312 a. C. per collegare la capitale dell’Impero a Brindisi.

La Via Appia iniziava da Porta Capena, non lontano dal Circo Massimo, e con una quasi precisa linea retta collegava Roma a Capua. Da lì proseguiva verso Brindisi per collegare l’Impero con la Grecia. Fu un’opera unica, un capolavoro dell’ingegneria che ebbe risvolti fondamentali per i commerci, le spedizioni militari e per i viaggi.

La sua importanza era tale che questa fu l’unica strada romana a prendere il nome da colui che la fece costruire e non dalla sua gens di appartenenza, né dai luoghi che collegava, né dalla sua funzione. La strada era larga, percorribile in entrambi i sensi da qualsiasi mezzo e provvista di marciapiedi laterali: insomma, una strada a tratti migliore di quelle odierne.

Purtroppo, però, di tanta grandezza poco è rimasto. L’Antica Via Appia oggi scompare sotto al cemento o tra la vegetazionePaolo Rumiz, viaggiatore intraprendente e curioso, insieme a tre compagni ha deciso di cercarla, ritrovarla e percorrerla per intero.

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In cammino lungo l’Appia per ritrovare il Meridione

Rumiz e i compagni sono i primi dopo addirittura due secoli a ripercorrere interamente la Via Appia Antica e lo fanno non senza incontrare difficoltà.

Se in alcuni tratti l’antica Regina Viarum è visibile e facilmente percorribile, in altri è ormai completamente scomparsa, ingoiata dall’incuria o sommersa dal cemento. È così che, tra paesaggi idilliaci e scenari di estrema trascuratezza, si muove il viaggio dello scrittore lungo la Via Appia.

È così che questo libro non è più solo un racconto di viaggio, ma un vero spaccato del Meridione italiano contemporaneo.

Già nell’Ottocento l’Antica Via Appia venne lasciata soccombere al suo destino di lento declino, ma fu nella seconda metà del Novecento che avvenne l’irreparabile: le istituzioni pubbliche si voltavano dall’altra parte, pigre e negligenti, mentre gli interessi dei privati vincevano a danno del bene della collettività.

Alcune aree della Via Appia sono diventate quartieri esclusivi con ville a cui l’antico ha donato ancora più fascino; altre si sono dovute piegare all’abusivismo irrefrenabile a cui vari condoni hanno dato il diritto di distruggere e sfregiare il patrimonio del nostro Paese.

Il viaggio raccontato in Appia di Paolo Rumiz racconta di un cammino lungo un territorio deturpato dall’illegalità e dalla criminalità; parla di monumenti ormai semidistrutti in mezzo a campi incolti; di bellezze visibili solo agli occhi di pochi all’interno di sontuose abitazioni o costosi hotel.

Il viaggio che lo scrittore ci racconta parla di archeologi abbandonati, di guide turistiche appassionate, di donne ai balconi, di vecchi contadini che ricordano il passato delle pietre e di giovani che agganciano il motorino ad antichi paracarri senza sapere cosa sono.

Appia, allo stesso tempo, è anche e soprattutto l’occasione per ritrovare lo spirito più puro del Meridione, quello fatto di accoglienza, di frutti della terra, di eccellenze gastronomiche, di una Storia che si conserva per volere delle singole persone, di anziani che giocano alla “passatella”, di giovani che “fanno lo struscio” e di quell’anima che non scompare nonostante il cemento, i giornali e le mafie.

Quello del Meridione è un popolo variopinto e complesso, a volte aggressivo, quasi sempre accogliente. È un popolo, quello che lo scrittore e i suoi compagni incontrano, che il Sud preserva insieme alle sue tradizioni e credenze.

Da Roma a Brindisi in cammino tra passato e contemporaneità

Il cammino del gruppo prosegue accompagnato dalle parole di Orazio che secoli prima aveva attraversato quella stessa strada in soli 15 giorni.

La strada si srotola lasciando suggestioni dal passato, mentre quest’ultimo convive con il presente.

Nei borghi gli altari votivi di un tempo condividono lo spazio con i cartelloni elettorali, a Formia le case sono ospitate all’interno di un antico anfiteatro, in un paese incontrato lungo il cammino la porta di un bar è sovrastata da una secolare iscrizione funeraria e altrove la motovedetta della Guardia di Finanza galleggia tra le vasche di un antico vivaio che affiora a ogni onda.

Questa impresa, però, desidera proiettarsi al futuro.

Rumiz e i suoi compagni, infatti, non terminano il loro viaggio a Brindisi. Il loro arrivo è solo un nuovo inizio: si tratta di valorizzare l’Appia Antica, di renderla un percorso fruibile e percorribile in ogni sua parte e di creare un nuovo sentiero turistico capace di portare alla riscoperta di un Sud Italia ricco di bellezze che fino a oggi è rimasto marginale.

Il progetto finale è Il Cammino della Via Appia Antica ed è stato finanziato dal Ministero dei Beni Culturali e oggi è percorribile in 29 tappe.

 

Recensione di Selene Scinicariello.

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