Copertina del libro "Autostop per l’Himalaya" di Vikram Seth
Copertina del libro "Autostop per l’Himalaya" di Vikram Seth

Vikram Seth è un semplice studente indiano – all’epoca ventinovenne – della Stanford University che, innamorato della lingua e della cultura cinese, frequenta un corso biennale all’Università di Nanchino, nella Cina orientale.
Terminato l’anno accademico, Vikram deve tornare in India, nello specifico a Delhi, per trascorrere le vacanze estive con la sua famiglia.

Spinto da una passione smodata per il Tibet, inizia a covare un progetto agli occhi dei più strambo, se non – addirittura – pericoloso ed impervio. Anziché intraprendere la via più breve, quella ad esempio di un comodo e semplice viaggio aereo, Vikram opta infatti per un percorso ben più originale e interessante.

“E in un certo senso il mio intento non è quello di fare un viaggio in Tibet, ma semplicemente di «percorrerlo per tornare a casa», come ho scritto ai miei genitori, «attraverso un percorso più interessante”

Dalla Cina all’India, passando per Tibet e Nepal, via terra e in autostop

Un’impresa non solo difficoltosa dal punto di vista burocratico, visti gli anni in cui la vicenda è accaduta (tra permessi necessari e scadenze da rispettare), ma anche dal punto di vista climatico e pratico-logistico.

Più che un romanzo, “Autostop per l’Himalaya” è una sorta di diario-reportage, dal sapore autobiografico, in cui l’autore-protagonista fa viaggiare insieme a sè, tappa dopo tappa, avventura dopo avventura e incontro dopo incontro, il lettore.

Un diario di viaggio che Seth scrive mentre attraversa regioni remote della Cina, all’atto pratico, praticamente proibite ai turisti stranieri.

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Il viaggio di Seth: un’impresa non semplice

Per inseguire il sogno proibito di ogni viaggiatore Seth, infatti, è costretto, di volta in volta, a riconsiderare il proprio itinerario, generalmente percorso a bordo di camion scomodi e sgangherati, per affrontare e cercare di superare ostacoli ed imprevisti di vario genere. Tra strade fangose rese inagibili dalle piogge, dissestate e bloccate da frane, ma anche guasti tecnico-meccanici, malesseri causati dall’altitudine, controlli e cavilli burocratici, il diario-reportage si trasforma, poco alla volta, in un viaggio avventuroso ricco di sorprese e colpi di scena. Il tutto ambientato in scenari dal sapore esotico. Tra paesaggi incantati e quotidiane miserie.

Il viaggio rocambolesco di Vikram è l’occasione che gli permette di conoscere culture diverse. Quotidianamente entra in contatto con le popolazioni delle varie regioni e province attraversate. Scopre così culture diverse e lontane: da quella intricatissima cinese a quella millenaria e martoriata tibetana. E questi incontri sono per lui l’occasione per riflettere, durante le lunghe ore talvolta monotone di viaggio, per riflettere, ad esempio sull’India, il suo Paese, messo a confronto con il gigante che è la Cina. Tali riflessioni gli permettono di regalarci un affresco delle società e dei popoli incontrati.

Autostop per l’Himalaya è un inno alla conoscenza senza filtri

Complici la giovane età del protagonista, la curiosità intellettuale tipica dei viaggiatori e l’entusiasmo che è proprio dei più giovani, Vikram Seth porta a compimento un “inno alla conoscenza diretta, priva di filtri ideologici, preconcetti e pregiudizi”.

Il libro è scritto con uno stile semplice, fresco e diretto, quasi colloquiale e discorsivo. Le descrizioni dei paesaggi che mutano sono fresche ma ricche di particolari, così come ben dettagliati e realistici sono i tratti somatici delle varie etnie incontrate.

Traspare l’entusiasmo del protagonista e la sua voglia di conoscere nuovi luoghi e di “aprirsi” all’altro, persone generalmente gentili ed ospitali che, guardando con simpatia gli stranieri, si mettono a sua disposizione nelle difficoltà.

Il testo segue un ordine cronologico: ogni capitolo corrisponde ad una tappa dell’avventuroso itinerario.

Spesso, in molti passaggi, noi lettori riusciamo addirittura ad immedesimarci nel protagonista/autore verso il quale è impossibile non provare, fin dalle prime pagine, spontanee simpatia e solidarietà.

“Autostop per l’Himalaya”, per ovvi motivi, temporali, non può certamente essere utilizzato, neppure integrandolo, come guida in preparazione ad un viaggio in Tibet, Nepal o Cina. Nè tantomeno, costituisce una sorta di trattato di storia contemporanea.

Rimane comunque una piacevole lettura adatta a chi ha spirito d’avventura, a chi è appassionato della storia e della cultura dei Paesi attraversati, in quanto costituisce un contributo veritiero circa la memoria storica di luoghi affascinanti.

“Autostop per l’Himalaya”, infine, non è un reportage ideologico bensì una sorta di diario di una ricerca di sé attraverso l’incontro con l’altro, la testimonianza di un mondo millenario in cui il buddhismo è costretto a convivere con la dottrina maoista e gli albori del capitalismo.

Vikram Seth: libri, storia ed opere

Vikram Seth (Calcutta, 20 giugno 1952) è uno scrittore e poeta indiano, autore di diversi romanzi e libri di poesia. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui Padma Shri, Sahitya Akademi Award, Pravasi Bharatiya Samman, WH Smith Literary Award e Crossword Book Award. Le sue raccolte di poesie come “Mappings” e “Beastly Tale”s hanno contribuito al canone poetico della lingua inglese in India, così come le sue opere hanno concorso ad arricchire il romanzo indo-inglese, sia per la tecnica utilizzata che per le tematiche contenute.

Dopo gli studi in economia alla Stanford University, ha effettuato numerosi viaggi, trascorrendo lunghi periodi in Inghilterra, California, India e Cina.

Alcune delle sue opere pubblicate in Italia sono: “Il ragazzo giusto” (1995, Longanesi), “Una musica costante” (1999, Longanesi), “La raccolta di poesie Golden Gate” (2008, Fandango), “Due vite” (2006, Longanesi), “Autostop per l’Himalaya” (1992, EDT, riedito nel 2014 da Longanesi) che ha vinto il Thomas Cook Travel Award, uno dei più importanti premi per la letteratura di viaggio

Recensione di Federica Ermete

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