Se sei stato in vacanza a Bali sarai inciampato almeno una volta in piccoli cestini quadrati, fatti con foglie di palma e ricolmi di fiori colorati, monetine, riso, caramelle, incenso e quant’altro, che giacciono a terra davanti a case, templi e negozi.
Sono i Canang Sari, le offerte che i balinesi fanno quotidianamente.
Canang Sari: cosa sono, a cosa servono e dove si trovano
I Canang Sari sono cestini – generalmente di forma quadrata – fatti a mano con foglie di palma, ripieni di fiori, frutta, riso e offerte varie, con appoggiato sopra un bastoncino di incenso che brucia.
La mattina, passeggiando per la strade di una qualsiasi località balinese, incontrerai di sicuro una persona che, con gesti cerimoniosi, posa i canang davanti ad un tempio, ad una statua, nei piccoli luoghi di preghiera di casa o sulla soglia dei negozi. Insomma, troverai Canang Sari praticamente ovunque, anche sui cruscotti delle auto e, non stupirti e non offenderti se, mentre fai colazione in hotel, i camerieri sono più intenti a collocare il Canang quotidiano nell’area prestabilita che a rifocillare il buffet!
Canang Sari è il simbolo di gratitudine per il dio indù, Ida Sang Hyang Widhi Wasa. Ogni giorno i balinesi dimostrano gratitudine per la presenza del dio in tutte la parti dell’universo in cui noi viviamo.
La filosofia alla base dell’offerta è il sacrificio di sé, in quanto è un gesto che richiede tempo e fatica. I cestini sono vere e proprie creazioni artistiche. Un tempo ogni famiglia tramandava di generazione in generazione i segreti per costruire manualmente i canang giornalieri; oggi, molti li acquistano già fatti al mercato (o addirittura al supermercato) perchè troppo presi dai ritmi della routine quotidiana.
L’espressione Canang Sari deriva dalle parole balinesi sari (essenza) e canang (piccolo cestino di foglie di palma come vassoio). A sua volta, il termine Canang è costituito da due sillabe del linguaggio Kawi: ca (bello) e nang (scopo).
Sarà scontato ma è bene dirlo: se camminando per strada, sul tuo percorso incontri un Canang Sari, non calpestarlo! Non è rispettoso nei confronti della cultura e della religione.
Alla scoperta di Bali attraverso i libri
La spiritualità a Bali è fortissima. Pervade ogni aspetto della quotidianità. E il rito dei Canang Sari è uno dei tantissimi esempi tangibili che lo dimostrano.
Credenti o meno, dopo qualche giorno sull’Isola degli Dei, è difficile, per non dire impossibile, rimanere impassibili all’aurea mistica e spirituale che pervade ogni cosa.
Lasciarsi andare, immergersi in questa spiritualità e accogliere una serenità mai provata prima, è una vera e propria panacea per l’anima. Da un viaggio a Bali si torna più sereni e rigenerati nell’anima. Ma, ahinoi, la frenesia della nostra società è pronta a prendere ben presto il sopravvento…
Perchè allora non continuare anche a casa, o iniziare, questo percorso di purificazione dell’anima, attraverso un buon libro?
“Mangia, prega, ama” di Elizabeth Gilbert, un best seller di fama internazionale da cui è stato tratto anche un film. Proprio questa dilagante nazionalpopolarità forse lo ha un po’ penalizzato soprattutto agli occhi del lettore più attento e forbito che, lo ritiene, un romanzetto da due soldi. Ed è un vero peccato; non farti ingannare! Si tratta infatti di una storia vera e dal significato profondo.
Se sei rimasto affascinato dal rito dei Canang Sari, puoi approfondire il discorso della spiritualità balinese leggendo l’esperienza personale di Giuliano Gherpelli il quale, in “Il segreto di Bali. Alla scoperta della cultura balinese e del suo significato più profondo”, racconta il suo modo di interpretare la via spirituale balinese come uno dei pochissimi percorsi di consapevolezza a valenza collettiva esistenti sul nostro pianeta.
Ed infine, chi non ha mai detto o pensato almeno una volta “Mollo tutto e me ne vado?”. Io tante volte, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Se vuoi scoprire come se l’è cavata – magari anche con un pizzico di invidia – chi invece questo coraggio lo ha avuto, ti consiglio la lettura di “Bali andata e ritorno”, le vicissitudini di Paolo Castellari e Sarah Falchi, una coppia di quarantenni milanesi che hanno deciso di cambiare vita per inseguire i loro sogni.
Un romanzo interessante anche per la struttura: scritto a due penne, offre infatti la possibilità di leggere l’intera storia, a seconda dei capitoli, attraverso un punto di vista più maschile o più femminile.
Articolo di Federica Ermete