Copertina del libro
Copertina del libro "Carretera Austral. La strada alla fine del mondo” di Alberto Fiorin

Un Paese dai mille volti, una strada iconica, tre biciclette, tante disavventure; leggi la recensione di Carretera Austral di Alberto Fiorin: ti sembrerà di fare una pedalata verso l’estremo confine del mondo!

“Siamo affamati come lupi. E per di più piove. Eppure siamo felici. Perché? Chi viaggia lo può perfettamente capire; è quel particolare sapore di libertà, di leggerezza, di padronanza del proprio tempo”

Carretera Austral di Alberto Fiorin: in bici sulla strada del Cile

Navigato ciclista ed esperto di alcune tra le ciclovie più impressionanti del mondo, nel suo Carretera Austral Alberto Fiorin ci racconta di un’ennesima avventura, questa volta in quella lunga e sottile striscia di terra sudamericana che è il Cile. Un Cile speciale, a volte contraddittorio, bello e intenso, a volte anche brutto, sicuramente da scoprire. Fiorin decide di partire per questo Paese memore dei cortei cui aveva partecipato da giovane per protestare contro la dittatura di Pinochet; questo viaggio, per lui, sarà importante anche per costruirsi una sua idea di questo luogo ai confini del mondo.
Alberto Fiorin non parte solo: “io non sono un viaggiatore solitario perché da sempre prediligo vivere l’esperienza che sto vivendo, affrontare collettivamente gioie e dolori, fatiche e piaceri. Mi viene naturale coniugare il viaggio al plurale, confrontandomi con i compagni a ogni scelta che il percorso ci pone davanti”. In quest’avventura, è accompagnato da due persone speciali: l’amico Dino, compagno di molte altre pedalate nel mondo; e il figlio Fausto, appassionato di bici come il padre. I tre percorreranno insieme gli infiniti chilometri della Carretera Austral, scoprendo luoghi e compagni inaspettati, vivendo qualche divertente disavventura, e godendo di un viaggio che ti permette di sentirti libero senza compromessi.

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Avvolti nella natura della Patagonia

“C’è qualcosa di arcaico e di sano, di primitivo e di irresistibile: è la magnetica forza della natura selvaggia che piano piano s’insinua dentro di me fino a diventare uno stato d’animo”. Quando leggi Carretera Austral di Alberto Fiorin, la prima cosa che percepisci è l’immensità della natura, il modo in cui è capace di avvolgerti con la sua forza dirompente. Qui in Patagonia, essa è padrona indiscussa e variegata; ci sono i vulcani e le foreste impenetrabili, i corsi d’acqua e le montagne, i ghiacciai infiniti e le cascate che arrivano fin quasi in strada. È in questa natura incontrastata che fu costruita la Carretera Austral, la strada che taglia il Cile da nord a sud per 1.247 chilometri e che, già dopo alcune pedalate, ti dà l’impressione di ritrovarti in un altro mondo.
Alberto, Dino e Fausto pedalano per un totale di quasi tre settimane, sconfinando anche in Argentina e sopravvivendo a una serie di disavventure più comiche che tragiche; come quella volta che un cane ruba una delle scarpe lasciate fuori a prendere aria, o quando ci sono fiumi da guadare con la bici in braccio, o quella volta in cui si rompe un copertone sull’asfalto liscio dopo che, sugli interminabili chilometri di ripio, non era mai successo.
Ma che cos’è il ripio? Come un quarto protagonista, il ripio ti accompagna per tutta la lettura di Carretera Austral di Alberto Fiorin, che così lo descrive: “un percorso arcaico, che ti porta per mano fuori dalla civilizzazione per condurti là dove la natura è la sola e unica sovrana. È un itinerario misterico e chi lo percorre è spinto a sentirsi isolato, avvolto dalla propria solitudine. […] Si ama e si odia: quando non lo trovi lo rimpiangi, ti manca dannatamente, quando invece c’è bestemmi”. Questo terreno accidentato – a volte fangoso, a volte ghiaioso, a volte niente più che una distesa di sassi aguzzi – è faticosissimo da percorrere, eppure è simbolo di come la Carretera non si presenti mai uguale a se stessa, che ogni giorno su questa strada sia una vera e propria incognita. E la bellezza del viaggio sta proprio qui: “nel riuscire a superare queste condizioni estreme, nel ripristinare l’essenzialità come priorità”.

I tanti, nuovi volti della Carretera Austral di Alberto Fiorin

Avventura, libertà, enorme spirito di adattamento, senso di gratitudine: sono queste le impressioni che traspaiono dal libro. Il percorso è duro, così come il luogo che lo accoglie: la Patagonia è “dove l’infimo e il sublime si sfiorano fino a sovrapporsi, dove la bellezza di luoghi incontaminati e selvaggi fa da contraltare alla spietatezza e all’ingordigia dell’uomo”. Tra una pedalata e l’altra, infatti, Alberto Fiorin ha modo di raccontare diversi episodi storici di persone sparite, maltrattate, non rispettate, a metà tra la realtà e il mistero. Eppure il Cile non è solo questo: è anche brava gente, persone sorridenti, gauchos che accolgono i ciclisti con calore. E poi ci sono sempre i viaggiatori, che provengono da tutte le parti del mondo e che, in qualche modo, si riconoscono sempre; aiutandosi e comprendendosi, gli estranei diventano spesso volti amici, complici, ed è questo che rende bello il viaggio in sé.
Alla fine di tutto, Carretera Austral di Alberto Fiorin non è solo una piacevole cronistoria di un epico viaggio in bici; è anche un modo per Fiorin stesso di guardare a questo Paese con occhi nuovi: “finalmente i volti vividi e sinceri delle tante persone incontrate hanno spazzato per sempre la rappresentazione del Cile che avevo ancora impressa nel cervello, cioè i baffetti e i lugubri occhiali da sole di Augusto Pinochet Ugarte. È avvenuta una personale riconciliazione”.

Recensione di Agnese Sabatini

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