Copertina del libro
Copertina del libro "Cicliste per caso. L’Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada” di Silvia Gottardi e Linda Ronzoni

Cicliste per caso. L’Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada è il racconto di due donne che hanno scelto la bicicletta come stile di vita, oltre che di viaggio.

Seguendo le tracce di Alfonsina Strada, loro musa ispiratrice, Silvia Gottardi e Linda Ronzoni partono alla scoperta dell’Italia per rendere omaggio a tutte le donne che hanno il coraggio di inseguire le loro passioni a dispetto delle difficoltà.

“Dilatare il tempo, rallentarlo, starci dentro. Forse è questo il senso, per noi, di metterci in viaggio in bicicletta. Essere ancora quella bambina che ha imparato ad andare senza rotelle; essere Alfonsina quella prima volta che si è sentita padrona del mondo col vento in faccia; essere ogni bambina al mondo nel momento esatto in cui trova il coraggio di alzarsi dalla sella e scattare sui pedali veloce come il vento, più veloce dello scirocco, più veloce del maestrale”

CICLISTE PER CASO: UN VIAGGIO IN BICICLETTA ATTRAVERSO L’ITALIA

Quando decidono di intraprendere la loro prima avventura in bicicletta attraverso la Patagonia cilena, Silvia e Linda non si erano mai spinte oltre i tre giorni di viaggio lungo il Po, da cui il nome Cicliste per caso. Due matte, direbbe qualcuno, le stesse parole che mi sono sentita dire io quando comunicai alla mia cerchia di amici e conoscenti che da Milano avrei raggiunto Santa Maria di Leuca pedalando. Perché ci si aspetta sempre che dietro imprese di questa portata ci sia un uomo e non noi, rappresentanti del gentil sesso.

Ma Silvia e Linda la pensano diversamente e dopo l’esperienza lungo la Carretera Austral, decidono di percorrere l’Italia in bicicletta per incontrare donne portatrici di storie più o meno dense, importanti, significative. Il libro Cicliste per caso raccoglie il racconto di tre viaggi diversi – da Milano a Catania, da Bari a Milano e da Olbia a Cagliari – uniti dal filo conduttore della bicicletta come simbolo dell’emancipazione femminile.

Tremila settecento chilometri di sudore e fatica che rispondono al grido di libertà in nome della parità di genere, nonché un invito alle donne a viaggiare, essere indipendenti e trasformare i propri sogni in realtà. Tremila settecento chilometri di paesi, piazze, strade e campagne che Silvia e Linda attraversano in maniera gentile, quasi in punta di piedi, senza inquinare né far rumore. Last but not least, tremila settecento chilometri di incontri, accoglienza e ospitalità: alle cicliste mezze matte un posto letto e un piatto caldo non si rifiuta mai, l’ho testato sulla mia pelle.

Perché in fondo la bicicletta aiuta anche in questo, ad abbattere le distanze e creare empatia nelle persone.

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ALFONSINA STRADA, LA MUSA ISPIRATRICE

Silvia e Linda si imbattono nella storia di Alfonsina Strada al ritorno dal viaggio nell’emisfero australe ed è una storia che le segna al punto da spingerle a seguirne le orme e a farsi portavoce di un messaggio di intraprendenza e di autonomia.

Alfonsina nacque nel 1891 in una famiglia numerosa e poverissima con il destino già segnato che però le stava stretto: lei voleva vivere, correre, conquistare la strada in sella alla bici. Grazie alla sua caparbietà e al suo coraggio riuscì a sottrarsi al ruolo di sarta, e di madre, diventando una pioniera nella parificazione di genere in campo sportivo: fu la prima donna – nonché l’unica – ad aver partecipato al Giro d’Italia nel 1924.

Sono passati quasi cent’anni da allora e se ancora oggi danno delle matte a donne come noi che decidiamo di viaggiare in bicicletta, immaginate come potevano vedere lei: la definivano il “diavolo in gonnella” per la sua capacità di andare controcorrente anche quando il mondo intero le remava contro.

Una gran donna. Una di quella da prendere ad esempio. Una di quelle che ha fatto la storia.

LUNGO LA STRADA DELL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE

Lungo il loro percorso Silvia e Linda incontrano tante donne. Le vanno a cercare con l’intento di raccontare le loro storie affinché siano da stimolo a tante altre. A volte si tratta di donne semplici che vivono la loro vita nell’ombra, altre volte sono donne che hanno lasciato un segno nella storia.

C’è Angela, la partigiana che si è guadagnata il rispetto dei compagni per essersi battuta al loro fianco durante la Resistenza, e Annalisa Durante, vittima della camorra per essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, e poi c’è Chiara, che ha saputo distinguersi in un mondo prettamente maschile conquistando il premio come migliore chef donna d’Italia, e ci sono le Testeharde, quattro donne che suonano l’hard rock al pari degli uomini, se non addirittura meglio.

Ci sono loro e ce ne sono altre. Ce ne sono talmente tante che riesce difficile contarle una a una. Alfonsine sono tutte loro, donne che hanno coraggio da vendere e che è possibile incontrare sulla strada dell’emancipazione femminile.

Una strada che in molti paesi – e in molte realtà, nemmeno poi così lontane – è ritenuta ancora utopia allo stato puro.

Recensione di Diana Facile

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