Copertina del libro
Copertina del libro "Dal finestrino" di Francesca Salcioli

Dal finestrino di Francesca Salcioli è un libro che l’autrice scrive in un momento molto particolare della vita di tutti noi: durante il lockdown, in piena pandemia. Quel particolare momento storico viene visto da Francesca come un’opportunità per guardare il mondo attraverso una finestra, dal cui riflesso poi osservare dentro sé stessi.

Essere fisicamente dentro a una nuova realtà, lontana dal luogo in cui vivo, mi fa sentire appartenente a qualcosa di più grande, sensazione che posso descrivere come un’estensione di me stessa, della mente e delle percezioni, una fusione con l’immensità del mondo

Dal finestrino di Francesca Salcioli: chi è l’autrice e di cosa parla nel suo libro

Classe 1981, Francesca Salcioli è nata e vive a Pontedera. Ha seguito studi pedagogici, approfondendo tematiche psicologiche legate al disagio giovanile, e oggi è un’insegnante per l’infanzia.

La più grande passione di Francesca è viaggiare. Il viaggio le permette infatti di rifuggire da un quotidiano che le sta stretto. E quando non può viaggiare, con la mente corre a quei ricordi felici, a quei Paesi lontani, a quella Francesca libera. Francesca vive il viaggio in maniera totalizzante. Come lei stessa spiega, infatti, avere in mente una certa destinazione o acquistare un biglietto aereo sono azioni che comportano “un coinvolgimento di un prima, un durante e un dopo” e poi, una volta rientrati a casa, non si è più gli stessi di prima. Del resto, non c’è esperienza più arricchente di un viaggio!

In Dal finestrino, Francesca Salcioli racconta di vari viaggi effettuati (dal primo volo a Londra al viaggio solidale in India). Oltre a raccontare in maniera molto precisa le esperienze vissute, coglie l’occasione per spiegare il significato del viaggio nel senso più profondo del termine, analizzando concetti fondamentali come la «lontananza» e il «diverso». E partire poi da questi assunti per fare un’analisi profonda su quanto non abbia senso fare una categorica distinzione tra ciò che è «giusto» e «sbagliato».

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Le mirabolanti descrizioni che Francesca Salcioli ci regala in “Dal finestrino”

I viaggi sono linfa vitale per Francesca, che viaggia per sentirsi viva, per conoscersi, per ritrovarsi. Nel momento in cui l’aereo stacca le ruote dalla pista, “è come se lasciassi la pesantezza della mia esistenza sulla terra, le preoccupazioni, gli obblighi, la routine, la passività causata dalle abitudini, mi spoglio di ruoli e identità. Sull’aereo rimane solo la mia anima più leggera e pura, ripulita di tutte quelle sovrastrutture che sporcano e coprono un’autenticità che troppo spesso fatica a emergere”.

Anche quando non ha l’occasione di essere in viaggio, Francesca viaggia con la mente, seduta nel suo appartamento. Le basta infatti sfiorare le leggere stoffe marocchine o gustare una cena in un ristorante indiano per far riaffiorare vividamente nella sua mente esperienze vissute, e ritrovarsi così catapultata a rivivere i suoi giorni in India o a respirare l’aria pulita in cima al Monte Nebo in Giordania.

L’autrice possiede una straordinaria capacità descrittiva. Ogni Paese di cui parla, infatti, viene raccontato attraverso dei veri e propri “quadri”, in cui sono descritte in maniera minuziosa e molto dettagliata luoghi, persone, volti, espressioni… E poi ancora colori e sensazioni. Scorrendo riga dopo riga, sembra di trovarsi esattamente nel luogo descritto da Francesca!

Di certo, lo spirito d’osservazione non le manca; e osservare tutto quanto le sta attorno la affascina e la aiuta: “mi piace osservare chi ho intorno, è un modo per trovare quiete, distaccarmi dalla preoccupazione e mantenere un controllo dentro di me. Le abitudini e i rituali che hanno le persone mi attraggono anche per un altro motivo, mi danno sempre la conferma che esistono infinite soluzioni per affrontare la medesima questione”.

Dal finestrino di Francesca Salcioli: l’occasione per ragionare sul concetto di relativismo

Viaggiare è un modo per conoscere altre culture. Viaggiare apre la mente. Frasi di certo già più volte sentite ma non per questo banali. In ogni viaggio (in alcuni più che in altri), Francesca si trova di fronte a situazioni assurde per il nostro metro occidentale di considerare le cose. Emblematico in tal senso è il dubbio che assale Francesca a Calcutta: è più sbagliato e crudele farsi trasportare da un risciò umano o evitare la fatica a quell’uomo ma impedirgli così di portare a casa il pane per la famiglia la sera? Viaggiando, Francesca impara a non ragionare e a non valutare le vite altrui con il «filtro occidentale». “Ciò che non conosciamo ed è lontano da noi va guardato con rispetto anche quando ci appare incomprensibile”. Questo è un prezioso arricchimento, tanto che l’autrice scrive “questa è la gratitudine più grande che ho verso i luoghi che si sono mostrati ai miei occhi, insegnandomi un nuovo modo di guardare, fuori e dentro di me”.

Viaggiando, Francesca si rende presto conto che i concetti di «diversità» e «unicità» sono vere e proprie ricchezze che non tutti riescono a comprendere. Tutti quelli che le dicono – e dicono spesso agli assidui viaggiatori – “ma non hai paura ad andare così lontano?” oppure “e se ti succede qualcosa mentre se così lontano da casa?” sono persone limitate e intrappolate nei loro «credo». “Ho pensato a quanto il non rispecchiarsi nei comportamenti altrui possa portare le persone a screditare tali comportamenti per non mettere in discussione i propri. Per me non erano strani i comportamenti degli altri, erano solo modi diversi dai miei di guardare e fare le cose”.

Recensione di Federica Ermete

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