Copertina del libro
Copertina del libro "Deviazioni" di Ulrike Raiser

Deviazioni di Ulrike Raiser è un libro che racchiude diversi racconti di viaggio che mescolano tanti temi e tante sensazioni condivisibili. In questa recensione parliamo dei luoghi e dei temi di questo libro; luoghi e temi che, senza dubbio, ti faranno sognare e riflettere molto.

I luoghi di Deviazioni di Ulrike Raiser

Ulrike è una donna come tante altre: proveniente dall’alta Italia, nella sua vita ha cercato di seguire le classiche rotte imposte dalla società, fino a che non si è resa conto che il viaggio era la sua più simile, intima e ricercata dimensione. Lavorando come insegnante di storia e geografia, oltretutto, Ulrike si rende conto di come conoscere il mondo sia necessario per conoscere anche se stessi, la vita che scorre intorno a noi e l’ambiente in cui viviamo ogni giorno.
I suoi viaggi portano tutti verso luoghi piuttosto esotici, spesso ben fuori dai normali circuiti turistici. Turchia, Marocco, Cina, Borneo malese, Mozambico, Cuba, Iran, India, Giordania, Perù, Myanmar, Uganda, Ruanda, Tibet: un vero e proprio giro del mondo, compiuto in circa 10 anni di viaggi da sola o in compagnia. Unico fil rouge: la voglia di conoscere ed esplorare, la spinta a prendere il sentiero meno battuto, a sbirciare dietro l’ennesimo angolo, ad alzare il velo della superficie e scoprire cosa c’è dietro, cosa c’è nel profondo. “Non so da dove mi venga questa forte pulsione che ogni tanto si fa trascinante e mi impone di prendere e andare. Non l’ho mai saputo e la accetto così, come una compagna che mi dorme vicino e ogni tanto si risveglia e mi richiama a sé”: così Ulrike Raiser parla della sua pulsione al viaggio. Una pulsione che la porta a toccare temi ambientali, sociali, storici e politici perché, alla fine, il viaggio è anche tutto questo.

“L’essere umano è fatto per viaggiare, il mondo è fatto per essere esplorato, è fatto per accogliere le nostre orme. E lì dobbiamo portare i nostri sospiri e i nostri respiri, se vogliamo vivere davvero”

L’episodio del Ruanda

In ogni Paese toccato in Deviazioni, Ulrike Raiser ne racconta la sua esperienza: gli itinerari, gli incontri, i luoghi più significativi, le sensazioni, i pensieri. In ogni singolo racconto c’è qualcosa che attrae il lettore; quello che più mi ha colpito è, sicuramente, quello del Ruanda. Visitando i luoghi del genocidio degli anni ’90, Ulrike ne racconta la storia: quel massacro dei tutsi per mano degli hutu che, per anni, l’ONU e tutto il mondo hanno voluto chiamare semplicemente “guerra civile”, voltandosi dall’altra parte fino a quando era ormai troppo tardi. Avevo vaghi ricordi di questo pezzo di storia studiato sui libri di scuola, e Deviazioni di Ulrike Raiser mi ha riportato lì: un esempio perfetto di come, leggendo libri di viaggi, si possa viaggiare non solo attraverso lo spazio, ma anche il tempo, la memoria e la conoscenza.
Ulrike si fa accompagnare da una guida che, alla fine, parla di “perdono”. Ed è questa la parte che più mi ha colpito, perché ne parla così: “a Nyamata sono morte circa 11.000 persone. Per questo mi stupisco quando quest’uomo, dopo avermi raccontato questa terribile vicenda, mi parla di perdono. Mi chiedo come sia possibile usare questa parola dopo quello che è successo, gli chiedo come hanno fatto loro ad andare avanti rimanendo vicini, vittime e carnefici, e mi risponde che non c’era altra via possibile se non quella di accettare e perdonare, altrimenti sarebbe iniziato un nuovo massacro. Hanno dovuto scegliere tra la vita e altra morte. E hanno scelto la vita”.

I temi di Deviazioni di Ulrike Raiser

“Ognuno deve ricercare la sua personale strada per il proprio appagamento, senza seguire tracciati precedentemente da altri, per non incorrere in delusioni. Non possiamo permetterci di avere paura di buttarci nel vuoto, perché a volte è la vita stessa che ci chiede di farlo”. È proprio la sua capacità di cercare rotte alternative che porta Ulrike a vivere esperienze uniche e a riflettere su molti temi dal fortissimo impatto. La condizione degli uomini e degli animali, gli episodi storici che hanno cambiato alcuni Paesi in maniera sottile ma definitiva, il modo in cui le diverse culture si approcciano al concetto di religione, l’impatto ambientale e sociale che il turismo di massa ha inevitabilmente su ogni angolo di mondo, la maledizione di confini e frontiere che “sembrano autorizzarci a barricarci dietro linee virtuali sentendoci padroni di un mondo che, invece, non ci dovrebbe appartenere”.
Come si comporta il viaggiatore, in tutto questo? Secondo Deviazioni di Ulrike Raiser, il viaggiatore deve partire con apertura mentale e consapevolezza; deve ricercare occasioni per perdersi e accogliere il bello e il brutto che ciò comporta; deve essere capace di tornare a casa con un bagaglio in più: quello della memoria e della conoscenza. La ricompensa è costituita dal viaggio stesso: “il viaggio non è prendere un aereo, andare lontani, attraversare paesi nuovi, ascoltare parole straniere, assaggiare sapori esotici, dormire in alberghi. Il viaggio, quello vero, quello importante, è qualcosa di più profondo, è insito in noi, è una forza che ci scava, ci morde ma senza farci male, anzi. Ci riempie, esplode dentro di noi, non sono chilometri, sono sensazioni”.

Recensione di: Agnese Sabatini.

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