Copertina del libro "Di asini e di boschi. Il mio ritorno al selvatico” di Alfio Scandurra
Copertina del libro "Di asini e di boschi. Il mio ritorno al selvatico” di Alfio Scandurra

Di asini e di boschi di Alfio Scandurra va oltre la mera narrativa di viaggio e attraverso il racconto emozionante della sua amicizia con un asino invita il lettore a riappropriarsi del proprio tempo per assaporare a fondo luoghi, incontri ed emozioni, vicini o lontani che siano.

“Cammino da tre giorni, un senso di leggerezza mi pervade. Guardo Fiocco e sorrido, mi meraviglia di quanto sia bello vivere il momento. La meta è ancora lontana ma sta occupando una piccolissima parte dei miei pensieri, ogni passo è una nuova scoperta e un nuovo incontro.”

DI ASINI E DI BOSCHI: IL MIO RITORNO AL SELVATICO

Nato e cresciuto a Pordenone da genitori siciliani, Alfio è un giardiniere specializzato nella potatura di grandi alberi in tree climbing. Un lavoro non ordinario che si è scelto e che lo soddisfa, ma al contempo un lavoro che lo impegna a fondo incasellandolo in una vita frenetica dove il tempo da dedicare a se stesso si assottiglia sempre più.

Fiocco entra nella sua vita per caso quando realizza il sogno di trasferirsi in campagna e dopo un primo periodo di conoscenza reciproca e di assestamento, diventa lo strumento grazie al quale l’autore torna a sentirsi parte integrante della natura.

Insieme all’amico Fiocco, Alfio inizia a vagare per boschi connettendosi con se stesso prima, e con l’ambiente poi. Impara a riconoscere le voci dei suoi abitanti, a muoversi nel buio acuendo la vista, ad accendere il fuoco con l’acciarino, a cucinare servendosi di quel che trova lungo il sentiero e a dormire all’aperto, circostanza che con il tempo si trasforma in un’esigenza vitale.

Grazie a Fiocco, che diventa per lui Guida e Maestro, oltre che compagno di viaggio e di vita, Alfio si riallinea con il suo lato selvatico e immergendosi sempre più a fondo nella natura, riesce a cogliere il senso compiuto della sua presenza nel mondo.

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L’AVVENTURA A DUE PASSI DA CASA

Siamo soliti pensare che un viaggio, per essere considerato tale, debba portarci lontano. Alfio e Fiocco ci insegnano che non è così: spesso è sufficiente uscire di casa e allontanarsi dai sentieri battuti per sorprendersi dinanzi a luoghi di cui si ignorava l’esistenza.

Di asini e di boschi ci racconta di trekking tra i magredi del Friuli, le sconfinate praterie caratteristiche della regione, percorrendo sentieri che trasmettono la sensazione di muoversi su un pianeta inesplorato alla scoperta di gioielli incastonati tra le pieghe del territorio.

Pur restando nell’ambito di terre conosciute, ma seguendo la linea delle orecchie di Fiocco “puntate verso l’orizzonte” che rappresentano l’input a procedere senza fretta, Alfio si trasforma in un esploratore d’altri tempi sulle tracce di un passato dimenticato che sembrano essere lì solo per lui. Di asini e di boschi è un monito a non spingersi lontano per vivere l’avventura perché spesso l’avventura nasce dentro di noi.

IMPARARE A VAGABONDARE

Nell’immaginario collettivo “vagabondare“ non ha un’accezione totalmente positiva: il termine “vagabondo” evoca l’idea di una persona senza fissa dimora che vive di espedienti più o meno leciti, la realtà è che il vagabondaggio non ha nulla di negativo in sé e denota semplicemente “il frequente spostarsi da un luogo a un altro senza itinerari o programmi prestabiliti”.

Ora, vagabondare è un’arte e come in tutte le arti c’è una parte di dote innata e una parte di apprendimento ma la società in cui viviamo, radicata sul principio del “non perder tempo”, ci è ostile in questo. L’idea che ci viene inculcata sin da piccoli è che ogni azione che compiamo deve avere il suo scopo e su questa stessa idea improntiamo i nostri viaggi: l’obiettivo è ottimizzare i tempi e lo raggiungiamo prefissandoci una meta e seguendo un itinerario ben definito.

Ma se ad accompagnarti nel viaggio c’è un asino, come succede ad Alfio, ecco che il costrutto mentale si scontra con l’essenza intrinseca del vagabondare: la lentezza. All’inizio scalpiti e ti innervosisci perché oppresso dal peso di buttare via del tempo, poi però il tuo lato selvatico prende il sopravvento e capisci che vagare senza fretta è il modo migliore per sorprenderti del piacere di luoghi impensabili.

Ed ecco come Alfio, in compagnia di Fiocco, inizia a frenare sia il passo sia lo spirito. Libero delle costrizioni e assorto nel suo vagabondaggio, impara a cogliere la bellezza del mondo dentro e fuori di sé. 

Recensione di Diana Facile

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