Copertina del libro "Due passi nei Balcani: Via Dinarica ed altre avventure" di di Bezimen Nishta
Copertina del libro "Due passi nei Balcani: Via Dinarica ed altre avventure" di di Bezimen Nishta

C’è chi costruisce i propri ricordi di viaggio attraverso le foto e chi li scolpisce nella memoria, dando vita ad emozioni di carta grazie alla scrittura. Così ha fatto Bezimen Nishta, autore del libro Due passi nei Balcani : un diario di viaggio che racconta le avventure di due amici alla scoperta dell’essenza più suggestiva dei Balcani, quella della Via Dinarica, considerata uno dei trekking più affascinanti al mondo.

Due passi nei Balcani: Via Dinarica ed altre 
di Bezimen Nishta

Intorno alle ore quindici entriamo ufficialmente in Bosnia […] Non ne usciremo altrettanto ufficialmente mai più. Attraverseremo infatti le invisibili frontiere sui monti, prive di ogni controllo, andando in direzione ostinata e contraria a quella delle rotte migratorie dei profughi mediorientiali.

UN VIAGGIO PER RIPRENDERSI LA PRORIA VITA

Immagina due amici accomunati dalla frustrazione di una prigionia volontaria, ovvero quella di un lavoro che alla lunga rischia di farti dimenticare che la vita va vissuta, non subita. Da un lato Andrea, che per lunghi interminabili mesi vive su navi da crociera, inscatolando la propria esistenza dentro a un’angusta cabina; dall’altro Mirko, rinchiuso per ore e ore, ogni giorno, dentro a navi cargo ancorate al porto.

Quale soluzione scegliere per riappropriarsi di quel senso di libertà e vitalità, mortificati da orizzonti appiattiti e spazi che costringono la vita dentro a scatole prive di emozioni?
Andrea e Mirko non hanno dubbi: un viaggio, di quelli ad alto tasso di avventura però, con lo zaino in spalla e tanti chilometri da percorrere, per sentire col corpo ogni luogo attraversato, per viverlo addosso, lasciandosi abbracciare da panorami mozzafiato o lottando contro la fatica dei paesaggi più aspri.
La scelta, infatti, cade sui Balcani, ma non quelli più canonici e sdoganati alle masse turistiche. La decisione è quella di misurarsi con la Via Dinarica, uno spettacolare sentiero che si snoda sulla dorsale montuosa che attraversa l’ex Jugoslavia, alternando pittoreschi villaggi, ambienti scarsamente antropizzati e parchi nazionali.

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FACCIA A FACCIA CON LE MONTAGNE DEI BALCANI

Quello che colpisce di un libro come Due passi nei Balcani, di Bezimen Nishta , è la tenacia con cui i protagonisti affrontano il viaggio, soprattutto nella prima parte. Una volta entrati in Bosnia, le prime avventure di Andrea e Mirko, infatti, sono quelle alle prese con saliscendi assolati e roventi, lungo le montagne del Carso. Luoghi privi di vegetazione e acqua, dove spesso i rifugi sono chiusi, a meno che non li si prenoti e la presenza di altri turisti o di strutture ricettive e villaggi è assai rara.

Sassi, solitudine, caldo torrido e assenza di punti di riferimento sono le costanti di questa prima parte di viaggio. I due amici s’immergono, passo dopo passo, nell’anima più aspra e remota dei Balcani. Luoghi che come uno specchio ti mettono davanti a quelle che sono le tue reali risorse, fisiche e interiori. Ed è lì che, leggendo il libro, ti rendi conto di come il viaggio, a volte, crea una vera e propria inversione di ruoli: non sei più tu a scoprire il luogo, ma è il luogo che scopre te, mette a nudo le tue potenzialità e la tua fame di esplorazione, la tua resistenza, la tua capacità di adattamento.

L’INCONTRO CON UN PAESE DALLE MILLE ANIME

“Si tratta di una terra che produce più storia di quanta ne possa digerire”. Questa è la frase con cui Winston Churchill, ormai cinquant’anni fa, definì i Balcani. E questo è proprio quello che si percepisce leggendo le pagine di Due passi nei Balcani.
Attraverso le soste turistiche che i protagonisti del libro si concedono lungo il percorso, possiamo percepire l’anima agrodolce di posti come Sarajevo, Mostar, Macedonia, Albania. Grazie al libro di Bezimen Nishta , infatti, abbiamo una fotografia aggiornata di questi paesi, continuamente in bilico tra bellezza e orrore.
Luoghi dove il presente è ancora ostaggio del passato, che è ancora visibile negli edifici moderni che convivono accanto a quelli più antichi e martoriati da bombe e proiettili. Luoghi dove Mirko e Andrea potranno vedere coi propri occhi la frammentazione etnica che contraddistingue quelle città in cui le zone sono separate per etnìe.

Il cuore, però si alleggerisce nuovamente quando il racconto scorre gioioso e pieno di soddisfazione per quella che è anche l’anima culinaria dei Balcani, capace di spalancare grandi appetiti con i suoi burek, le generose e pantagrueliche grigliate e molti altri piatti tipici, condivisi quasi sempre con goliardiche e calorose compagnie.
Quel che affascina dei Balcani, infatti, è anche la ricchezza umana: quella che Mirko e Andrea incontrano in certi bar e altri locali nascosti in qualche stradina periferica, dove quasi sempre capita di incontrare personaggi speciali, pronti a raccontare autentiche storie di guerra, epiche fughe degne di un film o gloriosi trascorsi calcistici di squadre che a volte hanno contribuito ad inasprire il conflitto tra le diverse culture.
Il fascino di certi villaggi isolati poi, dove tutto è rimasto com’era un tempo, catapulta i protagonisti del libro a trent’anni fa, dando loro modo di vivere un passato che continua a imporsi sul presente attraverso una storia il cui eco non si zittisce mai.

Recensione di Gabriella Ferracane

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