Copertina del libro "Essere Terra. Viaggio verso l’Afghanistan” di Lorenzo Merlo
Copertina del libro "Essere Terra. Viaggio verso l’Afghanistan” di Lorenzo Merlo

In questa recensione di Essere Terra di Lorenzo Merlo, si va alla scoperta di luoghi ben lontani dalle normali rotte turistiche. Destinazione: l’Afghanistan, e il tentativo di raccontarlo oltre lo stereotipo della guerra.

“Altro. C’era altro oltre alle voragini delle bombe, oltre il campo di battaglia dove i buoni avevano ucciso i cattivi.”

A Kabul in macchina, in solitaria: la storia di Essere Terra di Lorenzo Merlo

It’s too much dangerous: così risponde Faisal, a cui Lorenzo Merlo aveva chiesto un’opinione in merito alla possibilità di viaggiare da solo verso Kabul. D’altronde, come aspettarsi una risposta diversa? Ci vuole fegato per decidere di compiere un’impresa del genere. Ma Lorenzo Merlo ce l’ha e, soprattutto, conosce bene il territorio, il conflitto e la cultura afghana; è forse questa sua conoscenza, terreno fertile per la coltivazione di intuito penetrante e rispetto profondo, che lo porterà a vivere questa esperienza unica e a tornare a casa illeso, se non dalle emozioni più potenti.

Lorenzo Merlo è un giornalista e fotografo, e conosce bene i pericoli a cui va incontro. A bordo del suo Defender parte insieme all’amico Sandro, con il quale però si separerà lungo il viaggio. Attraversati i Balcani, giunge poi in Turchia, dove ”non c’è spazio vuoto che non sia preso dalla voracità della moltitudine”. È poi la volta dei paesaggi e delle particolarità dell’Iran, di cui Lorenzo Merlo racconta che, “alla faccia di quel diaframma politicamente imposto, prima di trovare ostilità, avevo incontrato sorrisi e disponibilità”; finché alla vista appare una di quelle frontiere che nessuno sembra mai prendere in considerazione. Superare la frontiera non è facile, ma alla fine accade: “La riga delle mappe è un fatto politico, spesso non conta. Consumando le suole è diverso. Si riconosce quando cambiano le cose. Si sente di respirare altro da prima. […] Una concreta realtà, nel respiro che avevo, nello sguardo che potevo. Un sentimento che i sensi stavano già celebrando. Afghanistan”.

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Un Afghanistan che vale la pena di essere raccontato

Dal 1979, anno dell’occupazione sovietica in Afghanistan e dell’inizio di quelle guerre che non sembrano vedere una fine, nessuno aveva mai pensato di raggiungere Kabul in solitaria, guidando un mezzo personale. Nessuno è preparato a questa evenienza, tantomeno l’ambasciata dei ridicoli Italians che prima costringono Lorenzo Merlo a fermarsi, e poi lo tengono d’occhio tutto il tempo.
Costretto a muoversi con scorte di polizia locale, di volta in volta Lorenzo Merlo raggiunge una nuova tappa, scrive, scatta fotografie, si lascia coinvolgere da ogni singolo dettaglio che, poi, viene magistralmente riprodotto sulla carta.

Quello che presto appare evidente è come la geografia possa avere un impatto davvero preponderante anche sulla politica e sulla sua frammentazione: “Una geografia che spiega i pochi contatti tra comunità; che permette di capire come le norme e le esigenze di una possano scontrarsi con quelle di altre, al di là delle montagne, lontane giorni a dorso d’asino lungo piste desertiche e inverni esiziali”. Ma molte delle domande che Lorenzo Merlo si pone in Essere Terra – domande a cui forse ha già lui stesso una risposta – riguardano più che altro il presunto diritto occidentale di estendere la propria cultura e la propria visione a ogni angolo del mondo: “Il problema forse è dato dall’esportazione della modernità oltre che della democrazia. Entrambi scombussolano i valori, le dinamiche, i costumi. Sono entrambi in conflitto con la tradizione”.
Di sicuro l’Afghanistan resta, per sua natura e poi per le profonde ferite che ha subito, un luogo a sé, governato da regole che possiamo conoscere solo rispettandone la profonda insondabilità.

Luoghi, libri e sentimenti che ispirano Essere Terra di Lorenzo Merlo

“Non era stata un’emozione per un’impresa a muovermi. Era stato per amore. Da quei libri, da quello di Nicolas sopra gli altri, avevo respirato come si respira da bambini, senza distinzione tra sé e il sogno”. È così: Essere Terra di Lorenzo Merlo è un libro scritto anche per ripercorrere le tracce di altri esploratori che hanno raccontato Kabul a modo loro: Nicolas Bouvier con La polvere del mondo, Ella Maillart con La via crudele. Due donne in viaggio dall’Europa a Kabul e Annemarie Schwarzenbach con La via per Kabul. Dalle loro parole, Lorenzo Merlo parte guidato da un sentimento da condividere con ognuno di loro; come sempre accade, il sentimento è “il responsabile della storia che vediamo, selezioniamo, registriamo.

I fatti non esistono, se non quelli filtrati dai sentimenti con cui attraversiamo il mondo”
. Con noi che leggiamo Essere Terra, Lorenzo Merlo vuole forse condividere un sentimento di accettazione della vita e dei suoi frutti, di creatività, di ritorno all’essenza più pura di noi: “Essere terra è anche recuperare la condizione infantile. Quella nella quale è impossibile mentire, in cui le nostre opinioni non ci fanno paura. Dove il sentimento si trasforma libero e diretto in movimento, comportamento, scelta, senza le prevaricazioni dei ragionamenti, dell’interesse, della strategia. Dove non c’è incertezza e debolezza, perché ciò che ci guida è la nostra finalmente riconosciuta natura profonda, non solo gli ideali, i valori, gli interessi”. Solo in questo modo si è in grado di scoprire l’Afghanistan senza pregiudizi e condizionamenti, guidati solo da ciò che vediamo e rinunciando alla presunzione di voler spiegare ogni cosa secondo la nostra visione del mondo.

Recensione di Agnese Sabatini

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