Camminare come risposta a un male incurabile, camminare per continuare a sopravvivere. La recensione di Il caminante di Andrea Spinelli ti metterà in contatto con l’essenza più pura, profonda e benefica del cammino.
Il caminante di Andrea Spinelli: andare avanti un passo dopo l’altro
Andrea Spinelli è un uomo a cui, qualche anno fa, è stato diagnosticato un male incurabile: un tumore al pancreas. Eppure, sarebbe riduttivo definirlo solo in questo modo; è anche e soprattutto un uomo che cammina, che si spinge sempre oltre con consapevolezza, che confida nelle persone, che ha speranza. Dopo il suo primo libro dal titolo Se cammino, vivo, in Il caminante Andrea Spinelli racchiude riflessioni, aneddoti e pezzi di diari scritti da un cammino all’altro. Dalla Carnia all’Umbria, dalla Spagna al Portogallo: ogni luogo è giusto per camminare. E questo libro, al cammino, fa un vero e proprio elogio, perché “nella sua profonda essenza racchiude tutto: è vita nel senso assoluto, a chi ha la forza di lasciarsi portare, consegna il motivo per cui si è al mondo. Regala un significato a questo nostro passaggio”. Per Spinelli, camminare non è semplicemente uno spostamento da un punto A a un punto B: è “un andare oltre, superare linee temporali e limiti invalicabili”. Nel libro, rammenta spesso di come camminare gli serva per pensare, per capire meglio gli altri e ciò che vede, ma anche per conoscere meglio se stesso; camminare da soli non è un modo per fuggire ma, anzi, per ritrovare la via di casa dentro di sé. In poco più di due anni ha compiuto milioni di passi, ha percorso quasi quattordicimila chilometri; e, a meno che qualcosa non lo costringa, non ha alcuna intenzione di fermarsi. Il suo è un cammino che non segue le mode o i tragitti, ma solo le necessità; Andrea è a metà tra un camminatore, un pellegrino, un viandante, ovvero un caminante: “un essere umano che ascolta, cammina e sogna”.
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I luoghi di Andrea: dalla Carnia ai boschi, dall’oceano alle persone
È bello leggere Il caminante di Andrea Spinelli perché i cammini sono raccontati senza fronzoli, senza artifici; Andrea è ben consapevole delle sue forze e delle sue capacità, così come della bellezza che ha la fortuna di incrociare giorno dopo giorno. Si innamora di ogni sentiero che percorre ma, forse, i luoghi che più lo emozionano sono quelli legati a San Francesco; Andrea, però, non lo vede nella sua mente come un santo con l’aureola, bensì come un uomo, forte e coraggioso, che è stato in grado di cambiare la sua vita e metterla al servizio degli altri. È forse il suo “incontro” preferito lungo il cammino, e si sente legato a questa figura. Ma ci sono altre persone che ha voluto ringraziare nel suo libro; d’altronde, “l’incontro con la persona sconosciuta è alla base della viandanza, un momento unico che regala e accende il fuoco della condivisione”.
Oltre alle persone ci sono i luoghi: i preferiti di Andrea Spinelli sono le foreste e l’oceano, che sente ormai come veri e propri amici. Della foresta, in particolare, ama il suo essere protezione, serenità, silenzio. Di tutte le foreste incontrate in cammino, quelle che più restano nel cuore sono quelle della Carnia: “una terra nella terra, un pianeta nel pianeta: è camminando nei suoi boschi che ho abbracciato per la prima volta un albero, è camminando sui tronchi coperti dalla neve che ho avuto la conferma di aver abbandonato un sentimento come la rabbia”.
Contro il cancro, Il caminante di Andrea Spinelli è un inno alla speranza
Andrea cammina e cammina perché, per lui, camminare è il modo più naturale per reagire a ciò che gli è capitato: una malattia violenta, assurda, inconcepibile. È per via della malattia che ha scritto i suoi libri, che partecipa a decine di incontri per raccontare la sua esperienza. A volte non concorda con il modo in cui si parla di tumore, per cui una corretta comunicazione è diventata per lui una missione: non si definisce sopravvissuto, bensì sopravvivente, e in queste due parole c’è tutta la differenza del mondo. Nonostante il precario equilibrio che è la sua vita, però, la lettura de Il caminante di Andrea Spinelli non trasmette tristezza o sconforto, tutt’altro: ciò che traspare è una forte speranza, un chiaro inno alla vita e al tempo, che è il dono più prezioso che abbiamo. Andrea usa il cammino come antidoto al male: camminare è come un’antica “medicina”, un ritorno alle origini, un balsamo per l’anima e per il corpo, capace di donare al malato una forza che neanche la scienza sa spiegare. E Andrea parla con il suo cancro, rendendogli la vita difficile come lui fa con la sua. E, alla fine e all’inizio di ogni giorno, ringrazia la vita per essere, semplicemente, vivo: “bisogna trovare la luce dove c’è il buio, il positivo nella negatività, il bene dove c’è il male, è così che si deve reagire e non certo con la rassegnazione. Non è facile, è vero, ma cosa lo è?”.
Recensione di Agnese Sabatini