Copertina del libro
Copertina del libro "Il mondo a piedi" di David Le Breton

UN LIBRO PER PARTIRE CON IL PIEDE GIUSTO

Il grande merito di David Le Breton, antropologo e sociologo francese, è quello di averci regalato un libro, come Il mondo a piedi: Elogio della marcia, donandoci in realtà molto più di un semplice volume da conservare sullo scaffale.
Perché basta leggerlo, calandolo nel contesto quotidiano, per rendersi conto che dietro quelle che sono delle semplici pagine in realtà si cela una potente lente d’ingrandimento, utile a chi ha perso di vista una delle caratteristiche fondamentali dell’umanità. Qualcosa che da sempre è capace di forgiare persone, luoghi e culture: il camminare.
Perché in un’epoca come la nostra, che ha trasformato profondamente il viaggio in un caleidoscopio di dimensioni dalle mille sfaccettature, Le Breton , torna alle origini e a quel gesto semplice che ha dato il via alla nostra evoluzione, nonché alla nostra cultura: l’andare a piedi.

Un tema che mai come oggi rappresenta una libertà della quale tutti dovrebbero riappropriarsi.
Perché in un mondo iper-accelerato, che è riuscito ad accorciare le distanze, catapultandoci in una sorta di ubiquità tirannica, camminare è un atto rivoluzionario. Rappresenta la scelta di chi rivendica il proprio diritto alla lentezza, a uno spazio da attraversare senza filtri, immergendosi in modo autentico nei luoghi che scegliamo di visitare.

Perché a viaggiare siamo bravi tutti, ma quanti sanno predisporsi davvero al viaggio, adottando una condizione fisica e mentale che non si riduca a replicare in modo automatico gli itinerari confezionati da un business, che ci vuole sempre più turisti e meno viaggiatori, se non per nulla esploratori? A quanti interessa davvero conoscere i luoghi e le persone che li abitano, scegliendo di guardare a occhio nudo le differenze, invece di trincerarsi dietro all’obiettivo della fotocamera?

“Camminare significa aprirsi al mondo. L’atto del camminare riporta l’uomo alla coscienza felice della propria esistenza, immerge in una forma attiva di meditazione che sollecita la piena partecipazione di tutti i sensi.”

OGNI TRASFORMAZIONE È FATTA DI PICCOLI PASSI

Quello di Le Breton , è un invito a cambiare prospettiva, che nel caso del camminatore significa concentrarsi sul cammino piuttosto che sulla destinazione. Lo scopo del libro, infatti, è quello di riabilitare e rinobilitare il camminare, riportando all’attenzione e alla sensibilità del lettore il prezioso effetto che tale atto esercita su corpo e mente.

Camminare aiuta a riscoprire il sentimento dell’esistenza e, inoltre, ha un incredibile potere terapeutico: aiuta a svuotare la mente, dona un nuovo modo di vedere le cose, favorisce l’apertura verso il mondo e aiuta a rimettere ordine nel caos.
Ma può anche essere un incredibile esercizio riflessivo o una pratica di meditazione, nonché un potente mezzo educativo e di crescita. Non a caso, all’estero, alcuni istituti di detenzione hanno scelto di utilizzare i viaggi camminati come strumento per rieducare alcuni detenuti e aiutarli a ricostruire un percorso di vita in società.

L’abilità di Le Breton , sta nel farci vedere la marcia in un modo del tutto nuovo: un mare che le cui acque s’ingrossano vigorose perché alimentate da fonti che hanno la loro origine in contesti pratici, filosofici, spirituali e storici.
La sua idea è quella di un uomo che ha trovato nel camminare la risposta alle sue domande, nonché un modo di riflettere e ragionare, totalmente avulso da quella concentrazione di chi è piegato su di una scrivania posta all’angolo di una stanza limitata da quattro pareti.
Egli infatti afferma che è proprio camminando che riesce a trovare le idee che stava cercando, in quanto durante il cammino o la corsa si mette in moto un tipo di sensorialità diversa: la fatica, il movimento, il ritmo creano una sorta di trance che porta a distaccarsi da sé stessi e a concentrarsi più sulle sensazioni fisiche.

Anche le interazioni con gli altri cambiano, perché anche se si cammina da soli può capitare di incrociare qualcuno lungo il sentiero, ed è lì che scatta un incontro che diventa riconoscimento dell’altro. Perché ci si ritrova davanti a qualcuno che, come te, sta percorrendo una strada cercando una risposta, una via di fuga o semplicemente per il gusto di meravigliarsi ancora di qualcosa.
Ed è così che ci si scambia uno sguardo, un saluto, un sorriso fugace.
Magari quel qualcuno chiede un’informazione o una mano per superare una difficoltà.

E di colpo, senza neanche accorgercene, quell’individualismo sterile che ci portiamo dietro nel quotidiano lascia spazio a un meraviglioso universo di reciprocità.
Per Le Breton , questo è la dimostrazione che battere un sentiero, percorrere una strada, significa lasciarsi alle spalle il mondo ordinario, quello che tutti i giorni ci abitua ad iniezioni di competizione, diffidenza, prevaricazione, velocità.
Uno scenario che il cammino è in grado di sovvertire, aprendoci davanti scenari di solidarietà, amicizia, fiducia, condivisione.
Ma anche molto di più. Perché in un momento così povero di alternative all’omologazione e ai sistemi dominanti, camminare è anche uno strumento che restituisce il senso del sacro.
Quella sacralità che non ha per forza a che fare con una dimensione religiosa, bensì con tutto quello che è talmente perfetto e meraviglioso da avvicinarsi quasi a una dimensione divina, sacra appunto. Ed è così che mettersi in marcia può condurci a riscoprire la magia di una notte stellata, lontana dalle luci dei negozi e dei centri abitati, o l’incanto di un tramonto che trasforma le montagne in giganti dorati.

Camminando possiamo amplificare la nostra percezione e riappropriarci di quella porzione di realtà che le tecnologie appiattiscono, facendocene dimenticare l’importanza.
L’importanza di essere avvolti dal silenzio più profondo senza l’urgenza di romperlo, di violentarlo; l’importanza di sentirsi appagati per una meta raggiunta, senza il bisogno di condividere ogni chilometro su una vetrina virtuale.

Il mondo a piedi , è un libro che ha il merito di scuoterci, ricordandoci che stiamo rinunciando a un’incredibile possibilità. Quella di ricominciare ad ascoltare il nostro corpo e di rimetterlo in movimento per entrare in sintonia con il mondo e con quell’irrinunciabile possibilità di concedersi la libertà di vagare, di trasformare quello che abbiamo dentro, attraverso l’arte dei piccoli passi e delle lunghe marce. Ma più di ogni altra cosa la lettura di questo libro mostra l’incredibile risarcimento che il camminare può rappresentare per ognuno di noi. Basta solo decidere di mettersi sulla strada, perché ognuno ha la sua e aspetta solo che i nostri piedi vadano a prendersela.

Recensione di: Gabriella Ferracane.

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