Copertina del libro
Copertina del libro "Il signore gentile" di Lino Bordin

Leggere Il signore gentile di Lino Bordin significa entrare nella vita e nei ricordi di un uomo eccezionale, ma anche nel cuore più recondito, misterioso e umano dell’Africa. Con questa recensione ti racconto di cosa parla questo libro e perché mi ha colpito.

“Ancora credo nell’essere umano, pur riconoscendone l’indole pericolosa e rapace. Lui solo può cambiare se stesso.”

Il signore gentile di Lino Bordin: un’autobiografia tutta africana

Il signore gentile è il libro con cui Lino Bordin racconta pezzi importantissimi della sua vita come membro dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Nonostante abbia trascorso alcuni dei quasi 30 anni di professione in altre zone del mondo, questo libro si concentra sui suoi anni più intensi: quelli in Africa, dalla prima esperienza africana, in Somalia ai confini con l’Etiopia, fino allo Zaire, all’Angola, alla Namibia, al Sudafrica.
Il signore gentile di Lino Bordin è un libro difficile. Dapprima, lo è per la sua stessa impostazione, con capitoli lunghissimi e “muri di parole” che provengono molto probabilmente da appunti scritti di getto e basati su ricordi ancora vividi. Quando si supera questo scoglio di lettura, il libro resta difficile per i suoi temi: non è facile, infatti, ritrovarsi nel bel mezzo delle atmosfere calde dell’Africa dei rifugiati. Specialmente se si legge stando comodamente seduti dal divano di casa.
Ma io ti consiglio di superare anche questo scoglio e di continuare a leggere. Scoprirai le storie e le avventure di un uomo che ha affidato la sua stessa vita all’onestà, al lavoro duro e alla cura per il prossimo; un continente che per noi ha spesso un volto solo, eppure che assomiglia più a un diamante dalle migliaia di sfaccettature diverse; una rete fittissima e intricata di rapporti, conflitti, compromessi, rinunce, conquiste, amicizie, rancori, soddisfazioni. Siamo abituati a parlare di “immigrazione”, ma è solo con libri come Il signore gentile di Lino Bordin che possiamo immaginare come possa essere la vita di chi vive la terra africana da rifugiato; ancora meno sappiamo di chi in Africa decide di andare per compiere lavori dall’aspetto basico eppure cruciale come fornire cibo, acqua, medicine e un tetto sopra la testa a chi non ce l’ha.

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Il signore gentile di Lino Bordin: bianchi, neri ed esseri umani

“Ero ben lontano allora dal comprendere tanto il tipo di lavoro che mi stava aspettando, quanto il luogo e la situazione che avrei realmente incontrato. Non avevo mai pensato all’Africa”. Così scrive Lino al suo primissimo arrivo in Africa, all’inizio del suo mandato in Somalia. No: a quel tempo non poteva sapere che avrebbe trascorso molti anni nel continente, entrando in contatto con realtà crude e fin troppo autentiche, con persone la cui cultura si discosta mille anni luce dalla sua. L’inizio è difficile, ma la grande sensibilità di Lino lo porta ben presto ad adattarsi a questo nuovo, inconsueto stile di vita; l’Africa diverrà per lui una casa, con tutte le sue contraddizioni e la sua gente. Ne incontrerà molta, di gente: dai poveri rifugiati che necessitano delle cure più elementari fino ai più alti funzionari della sua organizzazione; dai neri orgogliosi e fieri ai bianchi altezzosi in cerca di potere; dai nomadi la cui vita scorre come natura vuole, fino ai volontari, i medici, le suore e i professionisti che, come Lino stesso, dedicano la loro vita ad aiutare chi ne ha bisogno. È tutta questa umanità che colpisce ne Il signore gentile di Lino Bordin: persone ricche e povere, sincere o ambigue, nobili d’animo oppure cattive. È tramite questi incontri che riusciamo a entrare nel vivo di un ambiente a noi totalmente sconosciuto, eppure comunque stracolmo di quelle emozioni e di quei sentimenti che riusciamo a comprendere in quanto umani e trasversali a ogni epoca e a ogni latitudine.

La figura centrale di Lino Bordin

Nato in provincia di Venezia nel 1948, Lino Bordin sceglie una carriera nelle Nazioni Unite con l’intento di aiutare il prossimo: dalle parole che leggiamo sul suo libro, capiamo che ci è riuscito benissimo. È lui il protagonista assoluto de Il signore gentile: non solo perché è lui che scrive, evocando ricordi, aneddoti e riflessioni che lo riguardano in prima persona. Lino Bordin è davvero “il signore gentile”: un signore bianco, a volte l’unico, in un intero continente di neri che imparano ad amarlo e ad apprezzare ciò che fa. Lino è in grado di creare relazioni sincere e amichevoli con (quasi) tutti: quando se ne va da un posto, lascia tanti bambini che si chiamano come lui e un vuoto immenso in chi sa di dovergli un po’ la vita. Ma oltre a questo, ne Il signore gentile Lino Bordin è in grado di trasferire su carta i più reconditi pensieri, le (dis)avventure più impensabili, gli incontri, le pulsioni quasi primitive, le problematiche e le frustrazioni, ma anche le conquiste e le soddisfazioni. Che, però, vengono sempre raccontate con umiltà e semplicità.

Recensione di Agnese Sabatini

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