Copertina del libro
Copertina del libro "Il silenzio dei miei passi" di Claudio Pelizzeni

Italia-Santiago di Compostela: un viaggio di oltre 2.000 chilometri a piedi. Leggi la recensione di Il silenzio dei miei passi di Claudio Pelizzeni per immaginare cosa significhi percorrere un cammino così particolare in totale silenzio: per ascoltare gli altri, il mondo e la propria voce interiore.

Il Cammino in Il silenzio dei miei passi di Claudio Pelizzeni

Claudio Pelizzeni è ormai molto conosciuto nel panorama dei travel blogger italiani: il suo Trip Therapy è il blog famoso per i racconti legati al viaggio intorno al mondo che Claudio ha compiuto qualche anno fa e, poi, raccontato in L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là. Qualche tempo dopo, Claudio sente il bisogno di partire per un’altra avventura che, però, ha un sapore totalmente diverso; in Il silenzio dei miei passi, ruota tutto intorno alla scoperta di se stessi, all’ascolto interiore, alla fatica per conquistare un obiettivo, a un cammino che si fa metafora di vita.
“Questo viaggio da Bobbio a Santiago in silenzio, camminando, deve perseguire unicamente questo scopo: tornare agli albori, tornare a quell’autentica voglia di viaggiare e condividere, tornare a incontrare persone e dimenticare chi sono io e cosa rappresento”: è così che Claudio introduce il suo viaggio. Un percorso di oltre 2.000 chilometri totalmente a piedi: da Bobbio, cuore della Val Trebbia tanto amata da Claudio, fino alla facciata della cattedrale di Santiago di Compostela, il punto di arrivo dei pellegrini che partono ognuno con una propria storia. Nel corso del cammino, Claudio avrà modo di riflettere molto su tanti aspetti della vita e del rapporto con la natura; di conoscere molte persone, ognuna delle quali apporterà qualcosa di significativo alla sua esperienza; di trovarsi faccia a faccia con le paure, i timori, i dubbi, la tentazione di mollare, e poi la tenacia e la forza di volontà. Proprio questo è ciò su cui chi cammina – fisicamente e metaforicamente – deve appoggiarsi; a chi lo considera un coraggioso, Claudio risponde che “non occorre nascondersi dietro a un dito: il coraggio è in realtà volontà e determinazione, è tenacia. È volere fortemente un obiettivo: un lavoro che si fa giorno per giorno nella propria testa”.

“Il Cammino è essenziale e ci mette a nudo con noi stessi e con i nostri bisogni”

Il Cammino di Santiago in silenzio

A un percorso già decisamente lungo, stancante e pieno di potenziali imprevisti, Claudio aggiunge un’ulteriore variabile: quella del silenzio. Claudio riassume la sua scelta così: “[…] in un mondo dove viene premiato chi fa più chiasso, io ho scelto di fare più rumore possibile, in silenzio”. Con questa sua scelta, Claudio si ribella a “frasi urlate che si sovrappongono, idee confuse che si respingono, aspre polemiche, discussioni inutili, opinioni contrastanti che devono a tutti i costi prevalere le une sulle altre”: sceglie, invece, di stare in silenzio per lasciare più spazio ai propri pensieri e alle parole – ma anche ai gesti, alle intonazioni, agli sguardi – delle persone che incrocia sul proprio cammino. A prima vista, il silenzio può sembrare sinonimo di chiusura, di volersene stare per conto proprio; in Il silenzio dei miei passi, Claudio Pelizzeni spiega il contrario: solo stando in silenzio e non permettendo alle proprie parole di prendere il sopravvento, sarà in grado di porsi agli altri con totale apertura e senso di inclusione. Tramite un bigliettino scritto in 5 lingue, Claudio si presenta muto agli altri e spiega il motivo per cui non proferisce parola; nella maggior parte dei casi, si ritroverà di fronte a persone che saranno in grado di apprezzare e rispettare il suo voto. Qualcuno si chiederà quanto sia difficile, qualcuno semplicemente sorriderà, qualcun altro deciderà di restare a sua volta in silenzio in segno di massimo rispetto: è la prova del fatto che, anche – o forse soprattutto – in silenzio, spesso si riesce comunque a entrare in comunione con l’altro a un livello profondo.

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Il silenzio dei miei passi di Claudio Pelizzeni: la metafora di vita

Il Cammino di Santiago è prima di tutto un pellegrinaggio spirituale. Claudio non lo vive necessariamente in questo modo, ma più volte percepisce la presenza di una qualche forma divina sul sentiero, e più volte si interroga sui concetti di religione e spiritualità. Oltre a questo, Il silenzio dei miei passi di Claudio Pelizzeni è la prova di quanto questo celebre Cammino possa rappresentare la più profonda metafora della vita, su più livelli.
Il Cammino è vita, innanzitutto, a partire dai suoi stessi sentieri, come Claudio si accorge dopo un lungo tratto di camminata su asfalto: “la terra dei sentieri è più lenta, ma morbida e, soprattutto, meno dolorosa. Quasi una metafora della società attuale: veloce, pratica, a tratti comoda, ma dura e spietata, spesso insopportabile nonostante si cammini pure in discesa”.
Il Cammino è vita anche perché mette tutti i pellegrini sullo stesso piano: “il bello del Cammino è che qui siamo realmente tutti uguali, senza distinzione alcuna, proprio come dovrebbe essere nel mondo. Un’unica razza umana”.
Il Cammino è vita anche perché ti aiuta a comprendere quanto i rapporti umani possano essere profondi ed effimeri al tempo stesso: “incontrare persone, trascorrere del tempo insieme, condividere passi e momenti finché, complice una sosta diversa o un contrattempo, ci si perde senza nemmeno salutarsi. Ancora una volta, il Cammino si fa metafora della vita stessa”.
Il Cammino è vita, infine, quando rende evidente l’importanza del dubbio e del dolore per poter sempre proseguire: “[…] bisogna ritrovarsi mettendosi in dubbio, bisogna far crollare le proprie certezze, bisogna reinventarsi e, soprattutto, capire il vero significato di un viaggio tanto impegnativo. Quello è l’autentico stimolo che porta a spingersi oltre, perché occorre soffrire per giungere al traguardo. Soffrire è assolutamente normale, soprattutto sul Cammino, e poi anche nella vita”.

Recensione di Agnese Sabatini

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