Copertina del libro
Copertina del libro "Il viaggiatore insolito” di Claudia Berton

Andiamo alla scoperta di un personaggio davvero particolare, vissuto alla metà del 1800 e capace di compiere imprese di viaggio davvero speciali. Solo alla fine della recensione de Il viaggiatore insolito di Claudia Berton scoprirai la vera unicità di Arthur Kavanagh!

“Arthur accettava le avversità non per un malinteso fatalismo ma con la certezza che non esiste situazione in cui non si possa trovare almeno un lato positivo, un’occasione di crescita interiore”

 

Il viaggiatore insolito di Claudia Berton: una biografia di viaggio

Claudia Berton scrive la biografia dell’irlandese Arthur Kavanagh, un personaggio a cui risulta difficile non affezionarsi. Per scrivere Il viaggiatore insolito, Claudia Berton si appoggia ai diari e gli appunti scritti da Kavanagh stesso, così come alla biografia che Sarah Steele scrisse del cugino Arthur pochi anni dopo la sua morte.
Ma chi è Arthur Kavanagh? Dobbiamo fare un vero e proprio viaggio nel tempo per scoprirlo. La famiglia dei Kavanagh appartiene all’aristocrazia irlandese dei proprietari terrieri, e Arthur nasce in una condizione piuttosto agiata. Oltre a essere un grande viaggiatore, Kavanagh sarà un instancabile cacciatore, un appassionato velista, un curioso fotografo e, nella vita adulta, si dedicherà alla politica con dedizione, cercando di costruire un punto d’incontro tra Irlanda e Inghilterra. Claudia Berton descrive la voce di Kavanagh come “vibrante di energia, priva di melanconia, soddisfatta nella sfida, nell’attività, come si addice al grande viaggiatore, cacciatore, velista che fu, nonché all’uomo politico che scelse di diventare”.
Nonostante le molte possibilità, la vita di Arthur sarà costellata da lutti e momenti di difficoltà; ma lui non si perderà mai d’animo, rivelandosi un uomo allegro, generoso, forte, coraggioso e dotato di una fede incrollabile.

I viaggi di Arthur Kavanagh

Gran parte de Il viaggiatore insolito di Claudia Berton è dedicato ai mirabolanti viaggi di Arthur, specialmente durante la sua prima giovinezza, accompagnato dal fratello Tom e dal loro precettore Wood. Arthur ereditò la sua passione per il viaggio dalla madre Harriet, che spedì i figli in giro per il mondo non solo come esperienza di crescita, ma anche per allontanare Arthur dalle tentazioni femminili nei dintorni di Borris, la loro tenuta irlandese.
Insieme ai suoi compagni di viaggio, nel corso degli anni Arthur viaggerà in mondi a quel tempo poco più che esplorati: dalla Persia alla Mesopotamia, Russia, Siria, Egitto, India e oltre. “Ai monumenti architettonici il giovane Kavanagh senza dubbio preferiva il paesaggio naturale, ma si interessava ancora di più alle persone che gli capitava di incontrare”; ed è soprattutto dell’India che si innamora e in cui si sente più a suo agio.

Come scrive Claudia, “il Levante era diventato un’estensione del Grand Tour, ma rappresentava ancora un’avventura solitaria, una meta insolita e di difficile accesso”. E, in effetti, questi viaggi si rivelarono vere e proprie avventure: il cammino era spesso lento e accidentato, pieno di stenti e di pericoli. In certi luoghi mancava il cibo e abbondava la presenza di animali pericolosi, oppure di ladri e banditi; per non parlare delle sistemazioni notturne, spesso caravanserragli luridi o, nel peggiore dei casi, un albero sotto cui rifugiarsi. Arthur, Tom e Wood furono spesso sorpresi da brutte febbri, che li obbligavano a fermarsi per settimane intere. Eppure, dai diari di Arthur difficilmente traspaiono lamentele inutili; egli riesce ad adattarsi a quasi ogni circostanza, restando fedele alla passione per la caccia e alla voglia di esplorare, in modo a volte anche troppo impavido e temerario (tanto che rischia seriamente la vita in almeno un paio di occasioni).

Nell’età adulta, con l’amata moglie e i figli, partì per viaggi meno pericolosi ma altrettanto interessanti. Navigando verso le coste di Grecia e Albania, dedicò sempre gran parte del suo tempo alla caccia; ma anche la vela diventò un’altra delle sue immense passioni, ed è bello leggere le parole con cui lui stesso la descrisse in uno dei suoi diari: “non esiste sensazione più inebriante, realizzazione più completa della parola libertà che librarsi fendendo la superficie dell’oceano sconfinato, la profondità senza sentieri, a bordo di una buona nave, liberi di andare dove si vuole, con il confine del mare come unico limite”.

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Il viaggiatore insolito di Claudia Berton è ancora più speciale perché…

“Egli non riusciva mai, dovunque fosse, a rilassarsi pienamente, dovendo riempire il proprio tempo di continue attività e sempre nuovi interessi, nella lotta perenne per provare a se stesso e agli altri non solo di essere ‘normale’, ma di avere una tempra indomabile”.
Perché Arthur Kavanagh sentiva il bisogno di provare che fosse normale? Forse resterai sorpreso di sapere che Arthur era nato con una gravissima malformazione congenita: non aveva né braccia né gambe.
Riesci a immaginare, ora, come abbia potuto affrontare tutte le incredibili avventure della sua vita? Con quale sforzo e con quale tenacia sia riuscito, ogni giorno, a tenere le briglie, maneggiare l’ascia o la canna da pesca, premere il grilletto, issarsi in sella, tenere in mano la penna, sfogliare un libro?

La condizione fisica di Arthur Kavanagh lo rende sicuramente una persona incredibile ai nostri occhi, ma lui cercò sempre di non pensarci, ed “è proprio nel corso dei suoi viaggi – inusuali anche a quei tempi e ancora oggi piuttosto impegnativi – che si riflette lo spirito con il quale egli affrontava le sue menomazioni, alle quali peraltro non fa mai cenno”. Incoraggiato fin dalla nascita a essere indipendente in ogni suo movimento, Arthur Kavanagh cresce come un ragazzo vivace, solare, caratterizzato da un’allegra accettazione della sua condizione. I passanti si fermavano spesso a guardarlo straniti, ma il suo carisma faceva dimenticare a tutti la sua condizione fisica: l’unicità di Arthur non sta quindi nella disabilità, ma nella capacità di affrontarla con coraggio.
Proprio come fa il viaggio, la biografia di Arthur Kavanagh raccontata in Il viaggiatore insolito di Claudia Berton ci fa riflettere su quanto qualsiasi avversità possa essere affrontata se ci mettiamo fede, impegno, perseveranza e amore.

Recensione di Agnese Sabatini

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