Copertina del libro "La nostra Londra" di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby
Copertina del libro "La nostra Londra" di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby

Un libro può farti innamorare di un luogo? Se è un gran libro può fare anche di più. Tipo farti amare un luogo che non ti aveva conquistato, spingendoti a tornarci. Questo è quello che mi è successo leggendo LA NOSTRA LONDRA di Simonetta Agnello Hornby e George Hornby . Attenzione però: se hai già letto LA MIA LONDRA sappi che si tratta dello stesso libro, ma ne LA NOSTRA LONDRA il testo è arricchito da un’appendice scritta dal figlio dell’autrice.

Una siciliana alla conquista di Londra

Per fare nostro un luogo nuovo abbiamo bisogno di addomesticarlo. Ecco perché le pagine di Simonetta Agnello Hornby sono una geografia sentimentale, fatta di ricordi e valori che rappresentano l’identità dell’autrice e che fanno da filtro tra lei e una città che le era totalmente sconosciuta. La sua scoperta di Londra avviene per contrasto, tale è l’abisso che separa la sua Sicilia e l’Inghilterra.
L’incontro tra Londra e Simonetta nasce da un regalo fattole dai genitori: un soggiorno- studio a Cambridge, per imparare l’inglese.

Da lì nascerà una narrazione di Londra sincera e appassionata capace di catturare il lettore con un viaggio che, da vacanza-studio, si trasformerà in un vero e proprio viaggio di formazione che plasmerà la vita di Simonetta, i suoi studi, la sua carriera e la costruzione di quella che sarà la sua famiglia.
Tutto inizia nel 1963: un’epoca dove i viaggi non erano quel bene di consumo che oggi è alla portata di tutti.
Motivo per cui ho apprezzato la scrittura semplice ma abile nel modulare in modo efficace la scala emotiva che caratterizza gli stati d’animo di un’adolescente intimorita da un viaggio che l’avrebbe portata a volare oltre La Manica.

“Le città che si presentano al visitatore frontalmente, nella proprio nudità, sono spesso false: costituiscono la difesa della vera città che sta sotto. Ciò non toglie che in alcuni casi la loro anima possa essere talmente forte e imperiosa da manifestarsi come tale al primo impatto.”

Una città che ne contiene tante altre

Sfoderando una molteplicità di stili, che vanno dall’autobiografia, al saggio, alla guida di viaggio l’autrice riesce a cesellare uno scrigno narrativo che contiene al suo interno un racconto di Londra dalle mille sfaccettature. Perché di Londra non ce n’è mai una sola: le sue anime sono molteplici e soltanto mostrandole tutte si può comprendere a fondo una città così camaleontica. Ecco perché l’autrice ripercorre tutte le trasformazioni storiche, sociali, politiche e architettoniche susseguitesi negli anni. Dalle passeggiate nella City, dove l’estetica della bellezza si mescola allo spirito imprenditoriale che permea ogni angolo, al maschilismo sbattuto in faccia alle donne che ambiscono a diventare avvocato, come l’autrice stessa sperimenterà. Dai parchi grandi come laghi ai vicoli nascosti tra piazze e stradine, da scoprire a piedi grazie a passeggiate alternative, descritte così bene da poterne ricalcare i passi. Quando poi leggo del valore fondativo che le biblioteche e il teatro hanno avuto per la città, la voglia di partire per perdersi tra gli scaffali della London Library è irresistibile, come quella di partecipare a uno degli incontri dei numerosi book club.

Raramente ho letto un libro su una città così sdoganata, che fosse capace di regalare una scoperta ad ogni pagina: musei poco rinomati ma dalle architetture straordinarie, leggende che attraversano i secoli, chiese dove ascoltare concerti aperti a tutti, quartieri multietnici, come Brixton, che hanno fatto da sfondo ad attentati dell’Ira ed episodi di violenza a sfondo razziale.
Il tutto arricchito dalla presenza costante di Samuel Johnson: l’illuminista dal quale l’autrice si lascia guidare, affidandosi ai suoi pensieri come a una sorta di Virgilio che accompagna la sua esplorazione.

La Londra di George, tra origini e innovazioni

A rendere ancora più interessante il libro LA NOSTRA LONDRA sono le pagine scritte da George Hornby . A differenza dell’autrice, infatti, il suo punto di vista è quello di un ragazzo nato e cresciuto a Londra , pur avendo origini miste. Non a caso la sua scrittura è caratterizzata da quell’inconfondibile humour tipicamente inglese, anche quando la narrazione tocca temi delicati, come le difficoltà di un disabile per accedere a determinate strutture. Le stesse che lui stesso sperimenta, a causa della sua sclerosi multipla e che, però, in una città come Londra sembrano risolvibili con una semplice mail.
Uno dei motivi per cui più di una volta, durante la lettura, ho invidiato chi viva lì.

La narrazione di George salta avanti e indietro con grande fluidità, partendo dalla storia coloniale britannica, per poi passare alla genesi ed evoluzione di grandi musei e monumenti, come l’Imperial War Museum o il Tempio di Mitra. Non mancano anche le descrizioni più intriganti, che ci aiutano a capire meglio gli inglesi e i loro costumi, grazie ad aneddoti che ci rivelano le differenze tra la gente dei bus e quella delle metro, o il sorprendente effetto che ha l’alcol sulla freddezza dei londinesi. Per non parlare del divertente impatto sociale che ebbe l’arrivo delle note vocali di WathsApp, insieme alla storia di pub imperdibili come l’Half Moon e il suo menù.

Recensione di: Gabriella Ferracane.

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