Lorenzo Franchini
Lorenzo Franchini in sella alla sua Vespa

Raggiungere la Terra del Fuoco attraversando la celebre Ruta 40 a bordo di una Vespa emulando le gesta del proprio mito Giorgio Bettinelli, il vespa globetrotter per eccellenza, vuol dire realizzare due sogni in uno.

Lorenzo Franchini, insieme ad altri compagni d’avventura – conosciuti via web tramite il portale Vespaonline – è riuscito in questa duplice impresa. Impresa che ha magistralmente raccontato, a mo’ di diario di viaggio, nel libro “Dove il mondo finisce. In vespa verso la Ruta 40”, che ovviamente noi di Mappalibro abbiamo letto e recensito.

L’avventura è raccontata in maniera ben dettagliata e precisa sotto tutti i punti di vista, ma abbiamo voluto incontrare Lorenzo per andare un po’ più nel profondo, facendoci raccontare emozioni e retroscena.

Attraversare la Patagonia in Vespa: imprevisti

Attraversare la Patagonia in sella ad una Vespa non è di certo quello che si può definire una vacanza rilassante e spensierata. Come prevedibile, di incidenti ed imprevisti ne sono capitati al punto tale che, più di una volta, Lorenzo ha pensato di dover tornare a casa. Ricorda infatti: “è stata davvero una brutta sensazione, ma non per la paura di qualcosa che potesse accadermi, di natura si è portati a pensare di essere immortali, che gli incidenti siano cose che capitano sì, ma agli altri. La sensazione brutta è stata trovarmi a fare i conti con il mio egoismo, nel senso che dopo il primo incidente, parallelamente alla preoccupazione per le condizioni di salute del mio amico che ne era rimasto vittima mi sono trovato a considerare che a causa della sua distrazione la nostra bella avventura rischiava di concludersi anticipatamente”. Il viaggio è poi proseguito ma l’incidente di percorso ha scosso nel profondo Lorenzo che ha scoperto un aspetto di sè mai conosciuto prima: “questo mio lato egoista messo alla luce dagli eventi. Parlandone poi con altri miei compagni di viaggio ho scoperto che questo “egoismo” non era stato un sentimento solo mio, e la cosa un po’ mi ha consolato”.

Attraversare la Patagonia in Vespa: organizzazione

Un viaggio del genere o, come Lorenzo preferisce definirla, “un’avventura inconsapevole”, non si organizza dall’oggi al domani, soprattutto se sono coinvolte più persone conosciute sul web. La fase organizzativa è stata in effetti “difficile logisticamente ma anche divertente. Tutte le comunicazioni tra noi avvennero via mail, Whatsapp non c’era, e nemmeno Zoom o altre piattaforme simili per riunioni virtuali, e noi eravamo sparsi un po’ in tutta Italia”. Prima di tutto, per far sì che le cose filassero lisce (per quanto possibile) c’è voluta una buona dose di organizzazione e infatti “ciascuno di noi in base alle sue competenze si è occupato di un aspetto in particolare, tutti quanti coordinati da Tony, il nostro boss. Era lui ad avere la visione d’insieme del progetto e francamente, senza uno come lui in quel ruolo non sono sicuro saremmo riusciti ad arrivare in fondo”.

Sulla scelta della meta c’è stato poco da discutere, svela Lorenzo: “la proposta di attraversare la Patagonia viaggiando lungo la Ruta 40 venne da uno dei miei compagni di viaggio, soprannominato Argento proprio per via dei suoi natali in terra d’Argentina, dove trascorse la sua gioventù. Credo ci siano poche aree del nostro pianeta evocative quanto la Patagonia e la proposta venne entusiasticamente accettata da tutti fin da subito. Non tutti, io per primo, eravamo ben consci di dove saremmo andati e di cosa avremmo incontrato. Tutti quanti, chi più chi meno, eravamo sì in cerca d’avventura e ne trovammo molta più di quanto ci saremmo mai aspettati!

Attraversare la Patagonia in Vespa: riflessioni a posteriori

Col senno di poi, in ogni ambito della vita, capita di pensare che sarebbe stato meglio fare scelte diverse. In questo caso Lorenzo rivela di essere stato pienamente soddisfatto di questo viaggio e di come si è svolto anche se, forse, ammette “avremmo potuto prenderci il lusso di correre un po’ meno, alla fine “bruciando le tappe” riuscimmo a stare nei tempi”. L’itinerario è stato rispettato “ma gli incidenti ci costrinsero a fare tappa in posti diversi da quelli pianificati e il viaggio finì per disegnarsi da solo nella meravigliosa avventura che ci ha visto protagonisti”.

Un viaggio è fatto da tanti aspetti… E una stessa meta, vissuta in altra maniera sotto più punti di vista, saprebbe regalarci emozioni ogni volta diverse. “Penso sia inevitabile arrivare un giorno a ripensare ai luoghi visitati nei nostri viaggi con la voglia di tornarci per vedere – con un po’ di timore – quanto siano cambiati”. In questo caso “il nostro viaggio fu gioco forza una sorta di corsa contro il tempo, gli incidenti misero in crisi la tabella di marcia già dopo pochi giorni e la data di rientro era inderogabile. Fu difficile avere piena coscienza dei luoghi da cui passammo, ma una terra magica come l’Argentina sa regalare moltissimo anche al più superficiale dei visitatori. Ci tornerei ma non in Vespa, magari in camper e con mia moglie, concedendoci tutto il tempo necessario”.

La Vespa e i viaggi: due passioni per una meravigliosa avventura

Nell’esperienza di Lorenzo vediamo il felice connubio di due passioni, quella per i viaggi e quella per la Vespa. Due passioni che insieme possono regalare magnifiche avventure. “Acquistai la Vespa a 18 anni investendo i miei primi stipendi, ma senza un amore particolare verso lo scooter Piaggio. Fu la scelta di un mezzo di trasporto e nei primi anni ’80, con l’uscita del modello PX la Vespa era tornata ad andare per la maggiore. Da subito ci andai in vacanza e spesso erano vacanze “on the road”, più che delle vacanze dei viaggi quindi”. Nell’avventura patagonica la Vespa si è rivelata perfetta anche se “un po’ più di potenza nel motore avrebbe fatto comodo, viaggiare contro il Pampero che soffia è stato davvero faticoso, ma è stata uno sforzo fisico fondamentale per apprezzare poi la ‘conquista’, la soddisfazione di arrivare alla meta”.

Attraversare la Patagonia in Vespa: l’amicizia

Una componente forte di questo viaggio è stata l’amicizia. Lorenzo racconta di aver viaggiato anche da solo in altre occasioni: “viaggiare da solo non mi dispiace ma nel tempo ho capito che mi diverto a patto che l’esperienza non si protragga troppo nel tempo, qualche giorno, al massimo una settimana”. Del resto, si sa, la compagnia e lo spirito goliardico alleviano le difficoltà, e in avventure così impegnative anche dal punto di vista organizzativo e logistico, è proprio ‘l’unione a fare la forza’. Lorenzo ci tiene infatti a specificare “Come è ovvio, in un gruppo numeroso come il nostro mi sono legato più a certe persone che ad altre, ma ciascuno di noi è stato un tassello importante e fondamentale e davvero non rinuncerei a nessuno dei miei compagni. Inevitabilmente il passare del tempo ha un po’ diluito la nostra frequentazione, il legame dovuto alla condivisione di un’esperienza del genere è forte. Purtroppo assai di rado, ma capita ancora di incontrarci per una girata in Vespa, anche se mai tutti quanti insieme”.

Da ogni viaggio si torna più ricchi e un po’ diversi. Lorenzo afferma che “prima di partire ciascuno aveva una sua motivazione, qualcuno inseguiva l’idea di un viaggio estremo, altri, tra i quali il sottoscritto, siamo partiti convinti che si sarebbe trattato ‘solo’ di una vacanza diversa dal solito. Alla fine ci siamo sbagliati tutti quanti e per tutti questo viaggio è andato ben oltre ogni nostra più ardita aspettativa. Nello specifico, ho maturato la consapevolezza che il mondo, a sapersi e potersi organizzare, tutto sommato non è poi così distante se è alla portata di una Vespa.

Viaggiare su due ruote: letture consigliate

Vespista e viaggiatore incallito, Lorenzo Franchini è senza ombra di dubbio anche un bravissimo scrittore capace di riportare dettagliate cronache, descrivere i paesaggi in maniera poetica e le emozioni al punto da renderle empatiche. In termini letterari il suo Maestro e mito si rivela essere il grande Giorgio Bettinelli che, “con tutti i suoi libri che raccontano dei suoi viaggi in Vespa in giro per il mondo ha la grande responsabilità di aver messo in sella una generazione di viaggiatori, in scooter e non solo. Le sue pagine poi sono esemplari per la capacità di condividere le sue esperienze e raccontarle coinvolgendo il lettore. Il suo è stato un viaggiare attento e consapevole e la sua prematura scomparsa è stata una cosa davvero triste. Con le sue pagine ha regalato a tutti noi appassionati di narrativa di viaggio la possibilità di vedere il mondo attraverso i suoi occhi. Se dovessi scegliere uno dei suoi libri da consigliare, senza nemmeno stare a pensarci dico “IN VESPA – da Roma a Saigon”, il suo primo libro di viaggio. Quello dall’Italia al Vietnam fu la sua prima esperienza da vespista giramondo e finì per caratterizzare il resto delle sua vita. Un testo inarrivabile per la freschezza e la genuinità”.

Con nostalgica commozione e un pizzico di orgoglio Lorenzo continua: “mi sento legato a Bettinelli in quanto oltre ad aver avuto modo di incontrarlo più volte di persona, ancora in epoca ‘pre socialmedia’ ebbi modo di frequentarlo virtualmente tramite il suo blog. Con mia grande sorpresa e felicità mi trovai citato tra quanti volle ringraziare in calce al suo libro ‘La Cina in Vespa’, che poi fatalmente sarebbe stato la sua ultima fatica letteraria”.

…Nuove avventure?

Dopo la Patagonia c’è stata – o c’è l’intenzione – di replicare? “Quando tornammo, forti dell’esperienza soprattutto logistica, ci sentivamo pronti per andare alla conquista del mondo… Abbiamo favoleggiato di andare a mangiar polvere in Sudafrica ma non se ne fece nulla. Poi di tornare in Sudamerica e viaggiare in Brasile […] ma anche questa meta restò solo una bella idea.
Quel nostro viaggio in Patagonia si concretizzò come un perfetto allineamento di pianeti, di quelli che capitano solo ogni qualche secolo. Tutti i tasselli andarono a sistemarsi nel posto giusto in un modo che definirei miracoloso. Fu come il famoso treno che passa una volta sola su cui sono molto contento di aver deciso di salire”.

E chissà che un secondo treno non ripassi sul binario di attesa di Lorenzo e dei suoi compagni.
Ce lo auguriamo di cuore, per loro e anche per noi, per poter tornare a sognare con le loro fantastiche avventure!

Articolo di Federica Ermete

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