Copertina del libro
Copertina del libro "Marco Polo non ci è mai stato” di Rolf Potts

Avventure e disavventure nei più remoti angoli del globo: ecco cos’è Marco Polo non ci è mai stato di Rolf Potts. Te ne parliamo in questa recensione: siamo sicuri ti verrà voglia di conoscere le storie di uno dei più grandi viaggiatori della nostra epoca!

“[…] Ogni viaggio in un nuovo paese è una continua battaglia contro la propria ignoranza […]”

Marco Polo non ci è mai stato di Rolf Potts: storie dal mondo intero

Marco Polo non ci è mai stato non è il classico libro che parla di un viaggio in particolare; è più che altro un compendio di racconti, 20 piccole storie che ci portano in altrettanti luoghi del mondo. Dall’Australia alla Cambogia, dalla Turchia agli Stati Uniti, passando per India, Egitto, Grecia, Andorra, Libano, Tailandia e oltre; con questo libro, insomma, si compie un vero viaggio intorno al mondo dalla propria poltrona di casa. Ma Marco Polo non ci è mai stato di Rolf Potts non è solo questo, perché non si tratta di racconti “normali”: sono, piuttosto, scenografie di avventure e disavventure che, in certi momenti, sembrano quasi finte da quanto sono assurde. Di questo libro, insomma, mi è piaciuta la varietà: nei diversi luoghi, Rolf Potts scrive di incontri con persone speciali, esperienze fuori dal comune, disastri a lieto fine, situazioni tragi-comiche che fanno sorridere e tengono il lettore incollato alle pagine… almeno fino all’inizio della prossima storia.
Marco Polo non ci è mai stato di Rolf Potts è una lettura perfetta anche per chi sogna di trasformare in un lavoro la propria passione per la scrittura di viaggio; le note in fondo a ogni capitolo, infatti, non solo forniscono informazioni aggiuntive sulla storia appena raccontata, ma offrono anche piccoli trucchi o spunti di riflessione per imparare a scrivere di viaggio, sulla base delle strategie adottate da Rolf Potts stesso nello scrivere le sue storie.

I viaggi e tutto lo spettro delle emozioni umane

Io sono una che si stanca facilmente e, a volte, mi risulta pesante leggere un intero libro che racconta di un’unica storia di viaggio. Marco Polo non ci è mai stato di Rolf Potts è l’ideale per quelli come me: basta girare pagina per trovarsi all’improvviso in un luogo lontanissimo da quello precedente, con personaggi diversi e in ambientazioni diverse. Rolf Potts ci accompagna in questi passaggi in modo magistrale, aumentando il già forte senso di varietà tramite l’uso di diversi stili per diverse storie.
Pagina dopo pagina, si provano tutte le emozioni umane: a volte felicità o semplicemente allegria, a volte rassegnazione, incomprensione o curiosità. Sono molti i passi che fanno riflettere, ancora di più quelli che fanno sorridere, o pensare cose come “non può essergli successo davvero!”. Rolf Potts, poi, è sicuramente bravo a suscitare l’interesse del lettore; bastano incipit come questo per farsi venire la voglia di tuffarsi immediatamente nel racconto: “quando finalmente gli effetti della droga da stupro si sono affievoliti tanto da permettermi di pensare e funzionare, mi sono ritrovato a faccia in giù in un parco buio non lontano dalla Moschea Blu di Istanbul. Per un attimo mi è sembrato quasi di rinascere, cancellato e riplasmato. Non ricordavo più nulla: chi ero, perché ero lì e che cosa avevo fatto prima di allora”.
E poi, ci si innamora di certi personaggi, come Benny il parrucchiere cambogiano, Mr. Ibrahim il “rapitore” di Beirut o, ancora, Cici il titolare dell’Enjoyer Café di Istanbul, che ci delizia con piccole semplici perle di verità: “perché il futuro è il momento che viene. Chi può mai sapere cosa succederà nel momento che viene? Chi può mai sapere chi di noi è più vicino alla morte? Ecco perché dico: goditi la vita”.

Turista o viaggiatore non fa differenza: il viaggio è sempre inafferrabile

Il sottotitolo del libro recita: “dieci anni di storie di un viaggiatore postmoderno”. Non un viaggiatore qualunque: è Rolf Potts, autore e reporter di viaggi americano, principalmente conosciuto per il suo Vagabonding ma già autore di decine e decine di articoli pubblicati sulle più importanti riviste di viaggio statunitensi. Dopo aver letto Vagabonding, per me Rolf Potts è l’emblema del backpacker, quello che viaggia a tempo indeterminato e in maniera anche lievemente paternalistica nei confronti dei cosiddetti “turisti”. Con Marco Polo non ci è mai stato, Rolf Potts mi ha invece dimostrato l’umiltà con cui affronta tutti i suoi viaggi: che ci si definisca viaggiatori o turisti, siamo tutti inermi di fronte alle complessità del viaggio e agli intrecci a volte misteriosi delle culture che non conosciamo. “Certo, tutti cerchiamo di convincerci di essere viaggiatori e non turisti, ma questa distinzione è soltanto un goffo gioco di società all’interno dell’ambiente turistico. Anche se proviamo a staccarci dai percorsi turistici – e non importa quanto a lungo ci proviamo e ce ne allontaniamo –, siamo comunque degli estranei e dei dilettanti, dei consumatori itineranti in paesi lontani. Si pensa spesso che sia un fatto negativo, ma è semplicemente la realtà delle cose. Messi da parte gli ideali platonici, il mondo resta un luogo affascinante per chiunque sia in grado di apprezzarne le sfumature”.

Recensione di Agnese Sabatini

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