Copertina del libro
Copertina del libro "Oltre e un cielo in più. Da una parta all'altra del mondo senza aereo” di Luca Sciortino

L’essenza di un viaggio – i veri viaggiatori lo sanno – non è la meta finale ma il percorso per raggiungerla. E a un certo punto della sua vita, Luca Sciortino, scrittore, viaggiatore e giornalista, decide di applicare alla lettera questo concetto.

Con un solo bagaglio leggero e la sua macchina fotografica, intraprende un lungo itinerario da Occidente a Oriente. Quattro mesi e oltre 10.000 km, seguendo un’unica regola: niente aerei. In “Oltre e un cielo in più” Luca Sciortino ci racconta la sua invidiabile esperienza.

Quali persone avrei incontrato in questo lungo viaggio? Quali pianure avrei attraversato? Quali paesaggi mi sarebbero per sempre rimasti impressi nella mente? E soprattutto, quali difficoltà avrei incontrato?

Dalla Scozia al Giappone senza usare l’aereo

Quarantasette anni, un bel lavoro, tanti interessi, eppure qualcosa non va. Di fronte ad una quotidianità svuotata, si fa strada il desiderio di lasciare tutto e andare, senza tappe predefinite, per il puro gusto di viaggiare. Partire è un attimo per il giornalista Luca Sciortino.

Ma questa volta lo fa in una maniera del tutto particolare.

Dalla Scozia al Giappone avrebbe attraversato tutta l’Asia Centrale fino alla Cina. Come?

Con ogni mezzo, tranne l’aereo. Per vedere come cambiano i paesaggi, le culture e i popoli.

La distanza dall’isola di Skye a Pechino era di circa 10.000 km in linea d’aria. Usando treni, bus e auto, il numero di km sarebbe tranquillamente raddoppiato.

Senza un programma di viaggio definito e dettagliato, l’idea era di attraversare Ungheria, Ucraina, parte della Russia a nord del Mar Caspio e il Kazakistan. E da lì puntare verso Pechino

Fare i biglietti di treni e bus di volta in volta per avere la libertà di fermarsi per quanto tempo voleva nei posti che più gli piacevano, lo incuriosivano o per seguire i consigli della gente incontrata strada facendo. 

In questo libro – corredato da bellissime foto – Luca Sciortino racconta l’essenza di Paesi sfuggenti, nei quali si è immerso con sincera curiosità per scoprirne la natura più vera, tagliata fuori da ogni guida turistica.

C’è un momento in cui la mente è già in cammino ma il corpo deve ancora partire. E penso che il mio viaggio cominciò allora, quando cominciai a pormi quelle domande

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Dove finisce l’Europa e dove inizia l’Asia?

Chissà, forse a un certo punto del viaggio sentirò di essere finalmente arrivato in quella cosa che chiamiamo Asia e di avere l’Europa dietro di me nel mio cammino. O forse no, l’Europa non è un continente come gli altri e non mi accorgerò del passaggio dall’Europa all’Asia”.

Questa la domanda che assilla fin dall’inizio della sua impresa Luca. Effettivamente può sembrare banale ma non è proprio una domanda semplice.  Cosa differenzia l’Europa dall’Asia?

Ognuno di noi avrà sicuramente la sua visione. L’autore, percorrendo in prima persona questo passaggio, ci descrive la sua impressione: “basta entrare in una pasticceria o libreria di Budapest per rendersi conto che l’Ungheria non era l’inizio dell’Asia…. L’ungheria era un’«Europa parzialmente altra»”.

Il passaggio, l’autore lo avverte in Ucraina, dove il mondo si era dilatato e la scala delle dimensioni era cresciuta a dismisura. L’Europa si spegne lentamente andando verso est, apparendo e svanendo agli occhi del viaggiatore. Ed infatti così afferma:

“È stato a Kiev che ho sentito di non essere più in Europa”.

E al suono di “This is Asia”, pronunciato dai suoi compagni di treno, Luca, aperte le tende, descrive il primo approccio con l’Asia: “vidi una folla di uomini e donne con la pelle cotta dal sole e i vestiti dai colori sgargianti”. Una descrizione semplice, magnificamente naïf, che non ci aspetteremmo da un ricercatore in filosofia, abituato ad un lessico ben più aulico. Ma proprio per questo bella e pura, assolutamente sincera, di quella sincerità che esce direttamente dal cuore.

Da occidente ad oriente: paesaggi naturali e paesaggi umani

Il significato della sua epopea, Sciortino lo descrive in maniera molto semplice. Se raggiungi un posto via terra, quello stesso posto ti apparirà diverso da come ti apparirebbe se ci andassi in aereo.

Credo che andare in aereo a Shanghai sia come leggere un libro ignorando il suo contesto”.

Viaggiando in aereo non si percepisce la varietà delle cose umane nè del paesaggio. Da sempre i grandi viaggiatori hanno parlato del senso del sublime di fronte ai meravigliosi paesaggi della natura. Ma per le emozioni che possono trasmettere ci sono paesaggi ben più straordinari di quelli naturali. Sono i paesaggi umani, che costituiscono l’infinita varietà di individui di differenti culture, religioni, etnie, storie. E ancora sogni, desideri, esperienze e vicissitudini. 

Innumerevoli sono, nel corso della lettura, gli splendidi quadri che Luca Sciortino dipinge con le parole, descrivendo in maniera poetica i paesaggi che scorrono davanti ai suoi occhi. 

Non voglio rovinarti il piacere della lettura dell’intero libro, ma almeno una delle più belle te la voglio regalare:

mentre il vecchio treno avanzava lento, scorrevano davanti a me scenette deliziose: un cavallo affacciato al recinto, una donna anziana con un foulard che falciava l’erba, una chiesetta dal campanile dorato, i covoni di fieno in un campo, un filare di pioppi sulle sponde di un torrente. C’era anche un vecchio albicocco a ridosso di una casa diroccata”.

Ancor più interessanti i numerosi incontri durante il lungo viaggio.

Profughi, camionisti, contadini, pastori itineranti, monaci, sciamani, gente semplice… Lì dove le difficoltà del vivere mettono in evidenza la grandezza e la miseria umana, i valori e le tradizioni, le abitudini e le paure. 

Dalle persone con cui ha avuto modo di interagire, l’autore ha ricevuto aiuti pratici, consigli e suggerimenti su luoghi da visitare. Ma non sono mancate occasioni in cui ha affrontato argomenti “importanti” dal punto di vista storico-politico, come la visione del Comunismo, la guerra tra Ucraina e Russia, il caso del Calais Jungle… Argomenti scomodi e scottanti che non possono che incuriosire l’insaziabile fame di sapere di un viaggiatore-giornalista. 

Il viaggio come esperienza interiore

Sì, è vero, forse è un concetto già sentito, trito e ritrito. E anche in “Oltre e un cielo in più. Da una parte all’altra del mondo senza aereo” fà capolino. Beh, data la ridondante insistenza, forse questo concetto proprio così banale non è….

Un viaggio così lungo ti regala una maggiore conoscenza di te stesso.

Dei tuoi limiti, ma non solo. Veder fluire le cose da un treno per tanto tempo, ad esempio, deve stimolare moltissimo i pensieri. E questo conduce a delle scoperte su noi stessi.

Ma quali insegnamenti l’autore ha alla fine tratto da questa esperienza?

Ad un passo dal Giappone, “la sua Itaca”, Sciortino inizia ad avvertire l’orrore e l’ansia di dover tornare alla sua vita di sempre, una vita fatta di routine, noia, impegni, doveri e improrogabili scadenze.

Ma ecco la catarsi. L’avventura moltiplica all’inverosimile i rari momenti di intensità di cui sono fatte le nostre vite: per questo è degna di essere vissuta.

Senza dimenticare l’effetto positivo del viaggio che sta, soprattutto, nei nuovi stimoli per il pensiero che la diversità lungo il cammino regala e nella maggiore propensione a comprendere e tollerare tutto ciò che è diverso da noi.

Un unico rammarico per il protagonista: “un viaggio cattura solo un’infinitesima parte di tutte le esperienze possibili: dalle persone che ho incontrato ai paesaggi che ho visto, poco o nulla sarebbe lo stesso se dovessi mettermi di nuovo in viaggio dalla Scozia al Giappone!

Recensione di Federica Ermete

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