Copertina del libro
Copertina del libro "Pakistan dreaming. Un'avventura da Islamabad alle montagne del Karakorum” di Marco Rizzini

Quello dell’ autore Marco Rizzini è un libro di viaggio che ha un grande merito: quello di abbattere i pregiudizi. Leggere Pakistan Dreaming, infatti, è come staccare una ad una, tutte le etichette che spesso ci allontanano da questo paese, sostituendole con meravigliose fotografie che permettono di conoscere l’anima più autentica del Pakistan: un luogo che ha tanto da offrire, al viaggiatore che ha il coraggio e la voglia di guardare oltre.

“Perché il Pakistan? Me lo chiedevano a casa, i miei genitori, stanchi di questo continuo “andarsela a cercare”. […] E la mia risposta era sempre la stessa: perché avevo voglia di vedere il regno dei “cattivi” con i miei occhi.”

PAKISTAN ON THE ROAD FUORI DALLA ROTTA DEI PREGIUDIZI

Uno dei comandamenti di ogni viaggiatore dovrebbe essere “lasciarsi stupire”, cosa che non sempre è facile, soprattutto quando ci si trova davanti a quello che è considerato uno dei luoghi più pericolosi del mondo.
Marco Rizzini , però, non si è lasciato bloccare dai timori che aleggiano intorno al Pakistan e anzi ha deciso, non solo di andare a vedere con i suoi occhi il vero volto di questo paese, ma ha scelto anche di celebrare quest’incredibile esperienza nel suo libro Pakistan Dreaming.

Quello che l’autore si aspettava era che la sua identità da occidentale non fosse certo un buon biglietto da visita, per presentarsi in quella che da alcuni è considerata la patria del terrorismo, ma il popolo pakistano si è mostrato molto più accogliente del previsto.
La cosa buffa è, che nonostante il Pakistan sia praticamente inesistente tra le fila del nostro mercato turistico, e non solo di quello nostro, in realtà è un paese la cui vita è fortemente intrecciata con quella dell’Italia. Perché in Pakistan la maggior parte della gente ha almeno un parente che vive in Italia o ha lavorato per un periodo nel nostro paese.

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VIAGGIARE PER SCOPRIRE L’ESSENZA DEL POPOLO PAKISTANO

La descrizione che Marco Rizzini fa del primissimo impatto con la vita in Pakistan è un mix di impressioni ed emozioni che ti faranno leggere quelle pagine con uno stato d’animo continuamente altalenante.
Perché quello di cui ci si rende conto, già dall’incontro con la città di Lahore, è che il Pakistan è come una polifonia dalle mille voci: la voce della giungla urbana, modulata dal traffico caotico delle macchine inquinanti, dai pick-up carichi di merci, dagli uomini e animali e dalle moto di piccola cilindrata, sovrastate dal peso di intere famiglie; la voce della tensione che stringe ogni angolo del paese in una morsa soffocante, che domina tutto con il sentimento della paura.
Fa una certa impressione, infatti, scoprire che anche la più piccola attività commerciale è presidiata da un agente della security, che l’allarme autobomba è una costante, che tutti sono armati di fucili a pompa o di Kalashnikow e che le scuole e le chiese sono roccaforti che sembrano doversi proteggere da continui attacchi.
E infine, però, c’è anche la voce della cultura: quella delle rovine di un passato glorioso o delle strutture dal fascino decadente che mischiano elementi indù, sikh e dei Moghul. Non a caso Lahore è stata spesso paragonata a Samarcanda, anche se l’autore non sembra essere granché d’accordo.

Anche le voci del popolo pakistano contribuiscono ad arricchire la polifonia che rende speciale questo paese: con grande sorpresa di Marco Rizzini , e della compagna che lo affianca nel viaggio, la gente si mostra fin da subito curiosa, desiderosa di uno scambio genuino, di conversazioni affabili e di poter offrire aiuto, accoglienza e ospitalità. Merito anche del fatto che l’italiano che si ritrova a viaggiare in quei luoghi viene subito adocchiato come un’attrazione esotica, un miraggio creato dal caldo infernale, un soggetto col quale vantarsi di avere potuto scattare un selfie.
È una novità che rompe gli schemi della società ordinaria.

DA ISLAMABAD ALLE MONTAGNE DEL KARAKORUM

L’aspetto più intrigante, di un libro di viaggio come Pakistan Dreaming , è la possibilità di scoprire luoghi, riti e usi che conoscere dal vivo sarebbe molto improbabile, vista l’aura di inavvicinabilità che ormai avvolge questo paese da anni.

Ecco che allora Marco Rizzini ci regala un libro che diventa lo spioncino grazie al quale anche l’occidentale più scettico può sbirciare tra le maglie di una cultura che, seppur associata al fenomeno del terrorismo, in realtà può sorprendere positivamente.
Ecco perché ogni pagina è ricca di cenni storici e antropologici che aiutano a capire gli aspetti più controversi del paese: la delicata questione delle diverse religioni, le tensioni politiche, gli ideali e le credenze del popolo, le feste e il modo in cui vengono vissute.

A queste si aggiunge il racconto appassionato delle città simbolo, ma anche delle zone più remote, caratterizzate da suggestive vallate e montagne iconiche, come il Nanga Parbat, ovvero la famosa “montagna assassina”.
Sicuramente l’insegnamento più grande di Pakistan Dreaming , è che con la giusta prudenza, una buona organizzazione e la voglia di lasciare a casa i pregiudizi, è possibile viaggiare anche in luoghi segnati da realtà più scomode e complicate.

Recensione di Gabriella Ferracane

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