Copertina del libro
Copertina del libro "Polvere d'Africa" di Marco Novati

POLVERE D’AFRICA di Marco Novati è un libro che insegna che il continente africano può essere un paradiso in terra oppure un inferno terrificante. Per questo c’è chi vi arriva assetato di scoperta e chi scappa, in cerca di salvezza.

L’AFRICA: UNA SOLA TERRA MA DUE ANIME IN CONTRASTO

Dopo aver letto il libro di Marco Novati , l’espressione “mal d’Africa” non può che perdere del tutto la sua univocità. Se di solito, infatti, la si usa positivamente, per dare un nome a quella nostalgia struggente di chi ha conosciuto questo meraviglioso continente, e ne è rimasto stregato, a lettura finita non si può che rivedere il significato di tale espressione estendendolo anche al suo contrario.

Perché leggere POLVERE D’AFRICA costringe il lettore a soffermarsi su un’evidenza che da sempre è sotto agli occhi di tutti ma forse, proprio per questo, spesso passa inosservata. Parlo del fatto che l’ Africa non è mai una sola, ma è un continente nel quale convivono due anime contrapposte. Due facce di una stessa medaglia che raccontano un continente costantemente diviso metà tra chi vince e chi perde, tra chi soffre e chi si arricchisce, tra gente che sogna e persone che vivono un incubo quotidiano.
Per questo nel libro troviamo l’ Africa polverosa, terra di magia e incantevoli suggestioni, colma di paesaggi mozzafiato, animali selvatici e popolazioni tribali.
Ma anche l’ Africa disperata, dove vivere significa raschiare il fondo della vita ogni giorno, cercando Dio senza trovarlo.

“Nell’Oceano Indiano abbracciai il bambino che era in me. La mia infanzia era spuntata dal mare; , guardandomi, mi stringeva la mano e con la sua manina legata alla mia sentivo che non mi avrebbe più abbandonato.”

DUE VIAGGI A CONFRONTO, LUNGO IL FILO DELLA MEMORIA

L’esperienza di lettura più bella che un libro come POLVERE D’AFRICA riesce a regalare è quella della doppiezza del viaggio, che si concretizza nell’erranza dei due protagonisti, portati a muoversi per motivi profondamente diversi. Marco e Aisha sono l’una il contraltare dell’altro. Lui va incontro all’ Africa a braccia aperte, Aisha invece l’abbandona come si abbandona una matrigna che non ha saputo mai prendersi cura di te.
Da un lato c’è Marco, con i suoi ricordi di viaggio incorniciati dalla nostalgia, dall’altro Aisha la cui memoria è intrisa di morte e dolore.

L’AFRICA DEI SOGNI CHE SI AVVERANO E DELLE SPERANZA INFRANTE

La prima parte del libro ci racconta le avventure di Marco, l’autore. Le sue pagine prendono per mano il lettore e lo accompagnano in un viaggio di stupore e meraviglia, sullo sfondo dello scenario multiforme del Madagascar .
Marco si guarda dentro e, attraverso la lente dell’introspezione, rievoca tutto quello che l’ Africa gli ha donato. Durante il suo viaggio ha coltivato nuove esperienze, incontri speciali, emozioni indimenticabili, odori e sapori mai sentiti prima. È la magia di ogni viaggio: ti porta fuori per poi riportarti dentro.
Se in Africa Marco ha esplorato luoghi e incontrato tribù che si vedono solo nei film, una volta tornato a casa, invece, viaggia dentro se stesso per esplorare la sua nuova dimensione interiore. Quella nata dalle lezioni che l’ Africa gli ha insegnato.

Lezioni di vita, ma anche di sopravvivenza.
Come quella appresa lungo lo Tsiribihina: un fiume che scorre nel Madagascar centro-occidentale. Marco e il suo amico Pino lo attraversano a bordo di una piroga tradizionale, accompagnati da alcuni locali.
L’avventura che vivono è la più avvincente del libro. Soprattutto quando durante la navigazione, solitamente idilliaca, attraverseranno una tempesta che trasformerà la gita in un momento di alta tensione, alle prese con rapide fragorose, vortici tumultuosi e rocce insidiose.

Nella seconda parte del libro, invece, veniamo catapultati nel viaggio di Aisha: una ragazza somalo-keniota che l’autore conosce in aeroporto.
A differenza di Marco, Aisha fa appello alla memoria per raccontare la fuga dall’estrema povertà e dal dolore della sua vita in Africa . Una storia che calerà il lettore nel profondo della sofferenza, per mostrargli come il dolore possa essere in realtà una lanterna che aiuta a guardare meglio dentro sé stessi, per scoprire quali sono le risorse che ognuno di noi possiede.
Ritrovatasi in un campo profughi in Kenya, insieme al padre e ai fratelli, Aisha sperimenta la condizione di chi è ridotto a scarto umano, ignorato dalla società e dalle istituzioni.
Davanti a un inferno fatto di tetti di lamiera, rifiuti, malattie e violenza, Aisha si ribella fuggendo via, in cerca di una vita migliore.
In un viaggio che la porterà in Sudan e poi in Libia , fino alla traversata del Mediterraneo su di un barcone, scopriremo la forza di una donna che diventa il simbolo di un’umanità ignorata ogni giorno, perché diventata il leitmotiv di politici e telegiornali.

Ecco perché POLVERE D’AFRICA è un racconto di viaggio , ma anche un modo per non volgere lo sguardo dall’altra parte, almeno per il tempo di un libro .
Perché se un viaggio può cambiarti, una storia può farti pensare. E il pensiero più bello che POLVERE D’AFRICA suggerisce è che non si può amare l’ Africa senza tenderle una mano.

Recensione di: Gabriella Ferracane.

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