Copertina del libro
Copertina del libro "Sovietistan" di Erika Fatland

C’è un Paese, in Asia centrale, che è grande quasi come tutta l’Europa, non ha sbocchi sul mare e ai tempi dell’Unione Sovietica ne rappresentava il 12% della superficie totale. Questo Paese è il Kazakistan. In Sovietistan. Un viaggio in Asia Centrale, Erika Fatland racconta il suo viaggio attraverso questa e altre 4 nazioni formatesi a seguito della dissoluzione dell’URSS: Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Questi sono i cosiddetti “stan” un tempo appartenuti al territorio sovietico, Paesi accumunati da un suffisso, ma incredibilmente diversi l’uno dall’altro.

“Più giravo la Russia e l’ex Unione Sovietica, e più mi incuriosivano le periferie estreme dell’impero.”

In viaggio tra gli “Stan” per scoprire l’Asia Centrale

Il viaggio di Erika Fatland inizia dal Turkmenistan, una dittatura travestita da repubblica dove le manie di pochi sono diventate leggi per tutti. Inizialmente il Paese dovette adeguarsi alle regole di un ex esponente del partito comunista sovietico che si fece incoronare addirittura Türkmenbaşy, cioè padre di tutti i Turkmeni. Dal 2006, invece, la popolazione iniziò a sottostare alle idee di Berdimuhammedow, appassionato di cavalli tanto da istituirne un ministero e trasformarlo in un interesse nazionale. Sì, hai capito bene e anche io sono rimasta interdetta tanto quanto te!

Dopo il Turkmenistan è il turno del Kazakistan, il nono Paese al mondo per estensione. Qui, tra la steppa e gli enormi centri commerciali, l’economia prospera (per alcuni) grazie ai ricchi giacimenti di gas e petrolio, mentre il Lago d’Aral sembra ripopolarsi di vita.

La giornalista continua poi il suo viaggio in Asia Centrale recandosi prima in Tagikistan e poi in Kirghizistan, due Nazioni in cui il popolo vive in condizioni estreme di povertà, mantenendo tradizioni severe e inconcepibili agli occidentali, senza mai, però, dimenticarsi il significato di ospitalità.

Infine è il turno dell’Uzbekistan, il Paese delle mitiche città di Samarcanda e Bukhara. Negli ultimi anni qui si stanno vivendo momenti difficili a causa del prosperare del fondamentalismo islamico.

Sovietistan è un diario di viaggio e un enorme reportage (stiamo parlando di più di 500 pagine!) ricco di informazioni, curiosità, riflessioni e ritratti umani. Erika Fatland riesce a trasportare davvero il lettore in quei luoghi lontani e semisconosciuti che spesso non si sanno neanche collocare sulla cartina geografica del mondo.

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Popoli, genti, tradizioni e culture lungo la Via della Seta

Il motivo per cui ti consiglio di leggere questo libro risiede proprio nella capacità dell’autrice di accompagnarti davvero in un viaggio attraverso questi cinque lontanissimi Paesi. Ma come riesce a farlo? Semplice, lasciando parlare non solo la storia, non solo le sue emozioni e le sue sensazioni, ma lasciando parlare le persone che incontra lungo la strada.

È così che si conoscono la guida turkmena che elogia il “nuovo presidente”, la famiglia che viaggia in treno attraverso il Kazakistan riempiendo il figlioletto di giochini di ogni tipo o il falconiere kirghiso. È così che, attraverso l’incontro con le culture locali e le loro tradizioni, questi Paesi appaiono meno lontani. È così che la loro storia millenaria inizia ad apparire meno complessa.

Erika Fatland con il suo stile asciutto e semplice riesce in qualche modo in un compito complicatissimo: delinea l’Asia Centrale raccontando i legami storici, culturali ed economici tra i cinque stan.

Un tempo tra quei deserti si innalzavano maestose città, la Via della Seta prosperava, i saperi, le lingue e i commerci si mescolavano e si accrescevano. Oggi quei tempi sembrano lontani anni luce e questa zona di mondo si ritrova schiacciata tra Europa, Russia, Cina e un’islamizzazione sempre più radicale. Il futuro è sempre più incerto. In tutto questo sorge spontanea una domanda: quanto ha influito sul presente il peso dell’Unione Sovietica e del suo disfacimento?

Sovietistan: la periferia dell’Unione Sovietica

Sono passati 30 anni dal crollo dell’Unione Sovietica e dall’indipendenza dei cinque Paesi, ma l’eredità lasciata dal passato comunista è ancora capace di alimentare dibattiti e creare tensioni.

I russi portarono l’istruzione, la sanità pubblica, la ferrovia e il progresso. I russi, però, portarono anche l’industrializzazione forzata, la morte di migliaia di persone costrette a cedere ogni avere allo stato e ad abbandonare le proprie case, portarono i test nucleari che hanno reso radioattivi chilometri di terra kazaka e la distruzione del Lago d’Aral.

I contrasti di queste terre sono ancora lo specchio dei contrasti della società sovietica, un enorme mistero irrisolto che continua a creare divisioni, desiderio di rivalsa, ma anche nostalgie.

Erika Fatland è affascinata dalle prospettive future di questi luoghi e dal rapporto complicato con il passato sovietico. Per questo ha intrapreso un ulteriore viaggio al confine con l’odierna russa e lo ha raccontato in un secondo libro se possibile ancora più affascinante: “La Frontiera. Viaggio intorno alla Russia” che ti consiglio di leggere al termine di Sovietistan.

L’autrice ha l’abilità di creare nel lettore una serie di domande che non sempre trovano risposte, ma che stimolano la curiosità, aprono la mente e spingono a riflettere. Un libro di viaggio dovrebbe sempre invogliare a partire per sperimentare sulla propria pelle nuove sensazioni ed Erika Fatland con Sovietistan riesce a farlo magistralmente.

Recensione di Selene Scinicariello.

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