Copertina del libro
Copertina del libro "Un altro giro di giostra" di Tiziano Terzani

In uno dei suoi libri il famoso scrittore Luis Borges scriveva “Ho sempre immaginato il paradiso come una sorta di gigantesca libreria”.
Forse oggi non sarebbero in molti a rispecchiarsi in una simile immagine ma una cosa è certa: in un paradiso di libri che si rispetti non può mancare Un altro giro di giostra di Tiziano Terzani .
Se ti chiedi il motivo, la risposta sta nel fatto che si tratta di qualcosa che non può esaurirsi nella semplice categoria “libro” .
È una bussola per l’esistenza, una finestra sul mondo, ma soprattutto una nave dal preziosissimo carico, per navigare i mari di quella società liquida nella quale Bauman vedeva la dissoluzione di ogni punto di riferimento.

“Non c’è felicità per chi non viaggia Rohita! A forza di stare nella società degli uomini, anche il migliore di loro si perde. Mettiti in viaggio. I piedi del viandante diventano fiori, la sua anima cresce e dà frutti e i suoi vizi son lavati via dalla fatica del viaggiare. La sorte di chi sta fermo non si muove. Dorme quando quello è nel sonno e si alza quando quello si desta. Allora vai, viaggia, Rohita!”

Un libro per viaggiare, una storia per imparare a vivere

E allora il consiglio è molto semplice: molla gli ormeggi che ti incatenano ai pregiudizi su questo scrittore o le resistenze verso un genere che avverti lontano e regalati un meraviglioso viaggio tra Occidente e Oriente .
Ecco che a questo punto ti starai chiedendo “sì ma si può sapere di che parla sto libro?”. Certo! Ma prima di passare alla trama è necessario mettere in chiaro una cosa.

Se hai sempre immaginato Tiziano Terzani come un santone indiano che ha rinnegato la cultura occidentale, solo per la sua barba lunga e la sua tunica bianca, sei totalmente fuoristrada.
Conosco diverse persone, infatti, che fino ad oggi non si sono mai accostate ai suoi libri , perché viziate da questa convinzione.
In realtà Tiziano Terzani è stato un giornalista dall’incredibile, nonché ormai rara, onestà intellettuale. Capace di attraversare mondi e società altre, sempre con occhio critico, al di là del grande fascino che nutriva per l’ Asia .
I suoi libri , frutto dei suoi innumerevoli viaggi , sono una preziosissima lente per guardare il mondo con occhi bambini, tale è la meraviglia che scaturisce dai suoi racconti di incontri con indovini, vecchi saggi, antiche culture e con una natura lontana, appartata in quell’angolo di mondo, che ai suoi tempi cercava ancora di resistere a una globalizzazione totalizzante, estraniante.

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Una lettura per chi non ha ancora capito come gira la giostra

La storia di Un altro giro di giostra si apre con un evento spiazzante: all’alba dei suoi 59 anni Terzani scopre di avere il cancro e da lì tutto cambia.
Quei viaggi che l’avevano visto errare in lungo e in largo, a caccia di reportage che soddisfacessero i media italiani con i quali collaborava, adesso lasciavano spazio a un lungo viaggio in cerca di una cura .
Un viaggio che lo porterà dall’ America all’ India , sperimentando tutte le possibilità offerte non solo dalla medicina tradizionale ma anche da quella alternativa .
Un tentativo per restare ancora su quella giostra per la quale nessuno gli aveva mai chiesto il biglietto e che adesso rischiava di fermarsi prima di regalargli ancora un altro giro .
Yoga , reiki, omeopatia, ayurveda, diete insolite, pozioni e guaritori diventano finestre attraverso le quali osservare come il corpo e la malattia siano fardelli che l’analfabetismo emotivo dell’ Occidente preferisce tenere lontani da quella consapevolezza che ignoriamo per l’intera esistenza : ovvero che la morte fa parte della vita.

E proprio qui sta il lato più sorprendente del libro perché, se dopo il traumatico evento iniziale la paura è quella di ritrovarsi davanti a una storia di drammi devastanti e narrazioni strappalacrime, ben presto il lettore non potrà che avvertire la necessità di restare in compagnia di quell’uomo incredibilmente gioioso.
Un essere umano che, davanti alla minaccia della morte , riesce ad addomesticare i condizionamenti di quella razionalità che solitamente fagocita l’uomo, gettandolo in pasto a paure, egoismi, rabbia e rimpianti.
E riesce a farlo grazie a quel viaggio che gradualmente, tra villaggi sperduti, antichi ashram e capanne sull’ Himalaya , da uno spasmodico peregrinare, in cerca di una cura, si trasforma in un viaggio spirituale all’interno della propria coscienza .

Eccolo il capovolgimento inatteso che trasforma le pagine di un libro in un testamento per l’umanità intera: il viaggio per sfuggire alla morte si trasforma in un percorso che va incontro alla vita, in ogni sua manifestazione.
Un lusso che ci si può concedere solo se si è disposti a rivedere le proprie priorità, a cambiare prospettiva, a porsi domande, ad attraversare la sofferenza per scoprire quanto la gioia possa essere dirompente, proprio grazie all’esistenza del suo esatto contrario, così scomodo ma tremendamente necessario.
Perché qualunque sia il viaggio che ognuno di noi compie, non c’è luogo più importante da raggiungere di quello dove incontrare sé stessi.
E Terzani lo sapeva bene, per questo in uno dei passi del libro afferma con acuta sensibilità che le religioni, i testi sacri, i guru sono come gli ascensori. Servono a risparmiarsi le scale ma l’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che ci conduce sul tetto del mondo, va fatto comunque a piedi, da soli.

Quale enorme fortuna è stata imbattermi in questo libro . Un incontro casuale avvenuto grazie all’inciampo in una citazione su un blog di viaggi , mentre progettavo di partire per rimettere a posto alcune cose fuori e dentro di me.
Le sue parole dicevano:

Questi sono alcuni versi pronunciati da Indra, il dio protettore dei viaggiatori .
Terzani vi fa cenno durante la sua narrazione, per comunicare il suo bisogno incessante di andare. Ed è solo una delle tante perle che il libro regala, capito dopo capitolo.
Perché Un altro giro di giostra è uno di quei libri che, anche dopo averne concluso la lettura , hai sempre bisogno di riaprire per cercare risposte, colmare vuoti, smussare incertezze, ma soprattutto perché è l’antidoto migliore alla peggior malattia del XXI secolo: l’inautenticità.
In un mondo dove sempre più persone avvertono l’urgenza di trasformare il proprio corpo per sentirsi a posto di fronte agli altri, allora forse vale la pena di sostituire lo specchio con un libro capace di trasformarci dentro, rivelandosi strumento assai più efficace ed incisivo di un bisturi che recide l’ anima .

Perché contro l’“inverno dello spirito” che avanza impietoso non c’è tepore più confortante di quello che può darci Un altro giro di giostra .

Recensione di: Gabriella Ferracane.

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