Bill Bryson è sicuramente uno degli autori di viaggio più apprezzati del nostro secolo: curioso, ironico e senza peli sulla lingua, ci racconta dei luoghi che conosce tramite i suoi viaggi come se li raccontasse a un amico. E, mentre leggi i suoi libri, ti senti davvero suo amico: percorri con lui quegli stessi sentieri, osservi con lui quegli stessi passanti, ti sorprendi con lui di questo stesso mondo. Ho letto i suoi libri in diverse occasioni, e mi sono sempre ritrovata a scoppiare a ridere all’improvviso per una sua battuta, o per un’immagine tragicomica che un suo scritto mi aveva evocato in testa. Spesso le persone mi hanno guardato stranite, chiedendosi cosa avessi tanto da ridere: fa niente, questo è l’effetto Bryson!
Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson non fa eccezione: le capacità evocative e dissacranti di questo autore traspaiono in ogni singola pagina di questo libro, scritto nel 1998 ma ancora attuale nei contenuti e nello stile.
Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson: un’avventura impossibile
Hai mai sentito parlare dell’Appalachian Trail? Si tratta di un sentiero escursionistico nella parte est degli Stati Uniti… ma non è un sentiero come tutti gli altri. Ecco come lo descrive Bryson stesso: “Un cartello annunciava che non si trattava di un sentiero qualunque, ma del famoso Appalachian Trail. Con un’estensione di oltre 3400 chilometri lungo la costa orientale degli Stati Uniti, attraverso la catena placida e invitante dei monti Appalachi, l’Appalachian Trail è il capostipite di tutti i sentieri a lungo percorso. […] Dalla Georgia al Maine taglia quattordici stati, attraverso morbide e piacevoli colline i cui nomi stessi – Blue Ridge, Smokies, Cumberlands, Catskills, Green Mountains – sembrano altrettanti inviti al viaggio”.
Eppure, l’Appalachian Trail è anche un percorso ricco di pericoli, animali selvaggi, insidie e condizioni climatiche avverse. Un percorso che richiede una certa preparazione, fisica ma anche – o forse soprattutto – mentale.
I peggiori escursionisti possibili
Ecco, adesso prendi Bill Bryson: un giornalista di viaggio nella media, con un’esperienza da camminatore del tutto inadeguata a una sfida come questa: “I primi giorni di marcia, in questo genere di viaggi, sono sempre un inferno. Io ero fuori forma in modo indecoroso. Senza speranza. Lo zaino era troppo pesante. Ma davvero troppo. Ero assolutamente impreparato: non mi era mai capitato nulla di così difficile”. Nel tentativo di evitare perlomeno di partire da solo, Bill trova un unico e inaspettato compagno: Katz, un amico di vecchia data che, possibilmente, è fuori forma ancora più di lui. Amante delle merendine e abile russatore, Katz rappresenterà per tutto il libro una fortuna/sfortuna per Bryson: il rapporto tra i due e la “consapevole incoscienza” con la quale si approcceranno al cammino saranno il leit motiv – divertentissimo – di tutto il libro.
La partenza è, insomma, già di per sé tragicomica. Non riuscivo a far altro che sorridere di fronte alle pagine che raccontano della preparazione dei due, persi sull’orlo di un mondo troppo tecnico e pericoloso che non hanno mai avuto il coraggio di affrontare prima. Ma non potevo neanche fare a meno di tifare per loro, due uomini “normali” che decidono di intraprendere un cammino eccezionale solo per il gusto di farlo, solo per rispondere al richiamo di quell’avventura che l’Appalachian Trail continua a promettere.
Nel corso di Una passeggiata nei boschi, Bryson e Katz si rivelano come due dei peggiori escursionisti possibili: sono sempre stanchi e spesso annoiati, gettano il cibo per alleggerire lo zaino, hanno i piedi coperti di vesciche, guadano i fiumi in maniera impacciata, si muovono goffamente… eppure, o forse proprio grazie a questa loro umanità, non si può fare altro che amarli, dalla prima all’ultima pagina.
Lungo l’Appalachian Trail
Una passeggiata nei boschi è un titolo ironicamente e volutamente fuorviante: evoca un’immagine bucolica, quasi idilliaca, di un tranquillo vagabondare nel verde della natura. E invece no: Bill e Katz faranno i conti con un allenamento troppo scarso, un bagaglio troppo pesante, incontri fin troppo ravvicinati con orsi e altri pericolosi animali, un clima gelido tra nevicate e piogge torrenziali, personaggi improbabili e molesti incontrati lungo il percorso e altri contrattempi tra il preoccupante e lo spassoso… sarà un viaggio davvero ricco di avventure esilaranti, durante il quale i due alterneranno momenti di sconforto a gloriosi attimi di orgoglio, giornate intere a camminare in salita e altre trascorse in auto per raggiungere punti più promettenti del sentiero. Come andrà a finire? L’eterna lotta tra uomo e natura porterà i nostri due amati personaggi a concludere il sentiero e a coronare il loro piccolo grande sogno di gloria? È grazie a tutti questi piccoli colpi di scena che Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson è sì un reportage di viaggio, ma ha anche i tratti di un romanzo vero e proprio.
Lo stile inconfondibile di Bryson
Come negli altri suoi libri che ho letto, Una passeggiata nei boschi non distoglie Bryson da quella che sembra essere la sua missione: scrivere in tono umoristico e ironico, spesso al limite del satirico, per raccontare il viaggio e i limiti umani. Senza alcun filtro.
Da bravo giornalista di viaggio, Bryson non manca mai di farcire il racconto con divagazioni sul sentiero che sta intraprendendo; dall’ambiente alla cronaca nera, dalla geologia alla botanica. Il suo stile, dalla pena sagace e scorrevole, rende queste digressioni tutt’altro che noiose e sorpassate; anzi! La penna di Bryson scorre irriverente anche quando si tratta di “pungere”, ironicamente ma mai senza una punta di amara verità, l’umanità che incontra lungo il cammino: dagli altri camminatori fino ai servizi che dovrebbero accoglierli in maniera adeguata e invece sono poco più che fatiscenti, passando infine dal Forest Service che, forse per negligenza, non protegge questi luoghi come dovrebbe.
La potenza inesorabile della natura
Ho letto Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson mentre percorrevo il deserto australiano, al cospetto di una natura selvaggia e totalmente incontaminata. È stato per me immediato, quindi, intercettare quei momenti in cui Bryson, nel suo libro, riflette sulla natura, sulla sua ineluttabile potenza, e sull’impossibilità per l’uomo di convivere con lei in maniera del tutto pacifica. Mentre leggevo mi guardavo intorno, e pensavo la stessa cosa: noi, esseri umani grandi come granellini di sabbia in questo infinito universo, la natura non la possiamo proprio controllare. Possiamo solo inchinarci al suo cospetto, alla sua inaudita potenza; non c’è attrezzatura o preparazione che tenga. In Una passeggiata nei boschi di Bill Bryson è chiaro come, invece, spesso l’uomo (e l’uomo americano in particolare) non sia capace di convivere con la natura in modo equilibrato.
Oltre a questo, nei mille tratti ironici di Bryson si scorge un bellissimo elogio al cammino; ma al cammino che sia al proprio passo e, magari, senza prendersi troppo sul serio, solo provando a dare il meglio di se stessi. Proprio grazie a questo suo essere senza filtri, Bryson “demitizza” l’Appalachian Trail e il concetto stesso del cammino come esperienza sempre positiva. No, per Bryson e Katz il cammino è anche dolore, fatica, scarpe puzzolenti, insetti e freddo, cibo in scatola, capanne fatiscenti, crepacci pericolosi e camminatori fin troppo sicuri di sé. È bello leggere un libro vero come passeggiata nei boschi di Bill Bryson, dove tutta l’esperienza raccontata è resa più umana, più alla portata di tutti: proprio in questo sta la capacità dell’autore di portarci insieme a lui, come se stessimo vivendo anche noi le sue più strampalate avventure.
Mi piace tanto questo tratto, e credo proprio che piacerà anche a te.
Recensione di: Agnese Sabatini.