Copertina del libro
Copertina del libro "Vento di terra. Istria e Fiume: viaggio tra i Balcani e il Mediterraneo” di Paolo Rumiz

Dopo 26 anni dall’uscita della prima edizione, Vento di Terra di Paolo Rumiz è tornato nelle librerie grazie alla casa editrice Bottega Errante. Il reportage dell’autore triestino conduce dritto al cuore di una terra che profuma di salvia ed è resistente al concetto di “nazione”.

“La vera frontiera, non politica ma culturale, non ha niente a che fare con le carte geografiche.”

Scoprendo l’essenza dell’Istria a passo lento

Come un viandante in solitaria, Paolo Rumiz raggiunge l’Istria camminando tra i campi, soffermandosi all’ombra di un ulivo per ammirare il paesaggio e avanzando adagio lontano dai sentieri del turismo che già in quegli anni aveva iniziato a conquistarne la costa.

L’autore compie questo viaggio quasi alla fine del conflitto jugoslavo. L’Istria, a differenza della Dalmazia e delle zone interne dell’Erzegovina, è rimasta fuori dalla distruzione e dall’orribile tragedia dello scontro. Ma qualche profugo arriva anche a Parenzo. Dormono in un hotel, stanno seduti su un muretto con gli occhi umidi e aspettano. I lori villaggi sono stati rasi al suolo. Le loro abitazioni non esistono più. C’è chi desidera ricominciare la propria vita in Istria. C’è chi, invece, spera ancora di poter tornare a casa.

Paolo Rumiz compie il suo viaggio a piedi, a passo lento, inerpicandosi tra i duri e acuminati sassi di una terra difficile da coltivare, tanto quanto aspra da comprendere.

Si addentra nei piccoli centri cittadini, si siede alle tavole delle osterie che gli sono state suggerite durante i tanti incontri fatti lungo la strada e parla con le persone che quelle terre le abitano quotidianamente.

Contadini, pescatori, un nativo di Risano che da bambino raggiungeva Trieste a piedi insieme alla madre per vendere i prodotti della campagna, il proprietario di un negozio di giardinaggio, il parroco di Pirano, la delegata della Caritas di Parenzo e una professoressa di italiano di Rovigno sono solo alcuni degli incontri dell’autore, sono solo alcune delle persone con cui Rumiz dialoga. Individui unici. Lingue diverse. Storie complesse. Italiani, sloveni e croati che hanno in comune una cosa: l’Istria.

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Istria: tra Balcani e Mediterraneo

Rumiz torna in Istria, una terra a pochi passi da casa, per rileggerla alla luce della guerra dei Balcani.

Come desidera sottolineare lo stesso autore a conclusione del libro, il reportage non è completo dal punto di vista geografico. Al suo interno, infatti, manca l’esplorazione della costa orientale mentre, al suo posto, si parla di Fiume, città che con l’Istria non ha nulla a che fare.

Quella che ne viene fuori, comunque, è un’analisi interessante di una terra complessa, di un luogo di incontro tra popolazioni e culture, una vera e propria porta tra Balcani e Mediterraneo.

L’Istria è una terra plurale, una terra dove i cognomi non hanno significato. Un nome slavo può appartenere a un insegnante d’italiano e un tipico cognome friulano a un croato di Umago. E mentre si passeggia tra i vicoli di Pirano, osservando la loro chiara impronta veneziana, si possono incontrare alcuni musulmani bosniaci impegnati nel lungo rituale del caffè.

L’Istria è una terra di incontri, ma anche di duri e violenti scontri. L’Istria è una terra che ha accolto persone sradicate dalle proprie case, persone che hanno lottato per non dimenticare le proprie origini, spesso a costi inimmaginabili.

Qui si sono incontrati gli spiriti bollenti dei Balcani e gli animi riflessivi del Mediterraneo, creando nuove radici e nuove identità. Per una volta l’idea di Nazione è scomparsa, l’accostamento di cittadinanza con nazionalità non coincide e la diversità diventa sinonimo di appartenenza.

Vento di Terra: reportage di profumi e lingue che si mescolano tra loro

Basta allontanarsi dal mare per trovare l’Istria più autentica.

Basta seguire il profumo della Bianchera, l’olivo istriano, della salvia e della santoreggia per raggiungere un mondo dove l’idea di “etnia pura” non può avere senso.

Basta scegliere di parlare il meno possibile con figure istituzionali e mescolarsi alla gente per comprendere che l’Istria è una sfumatura e non potrà mai essere bianca o nera seguendo gli impeti nazionalisti di qualche politico.

Vento di Terra di Paolo Rumiz, dopo tutti questi anni, è un libro ancora attuale, che va letto e riletto non solo per conoscere terre vicine che pensiamo lontane, ma perché tra le sue righe, ancora una volta, passa un messaggio importante: la diversità dev’essere preservata. Questa, infatti, è un fondamentale stimolo culturale. E solo la cultura può battere una brutale eccitazione nazionalistica pronta a infiammare gli animi per dividere e ridurre tutto al “noi” e al “loro”.

Recensione di Selene Scinicariello.

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