Copertina del libro
Copertina del libro "Viaggi e altri viaggi" di Antonio Tabucchi

Basta una recensione per entrare nel mondo di Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi, grande scrittore del Novecento? Forse no, ma è un punto di partenza per scoprire suggestioni e ricordi, riferimenti letterari e istantanee di un mondo che vale sempre la pena di essere esplorato.

Molte cose ci possono bastare, e devono bastare, nella vita: l’amore, il lavoro, i soldi. Ma la voglia di conoscere non basta mai, credo. Se uno ha voglia di conoscere, almeno.

 

Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi: cosa si trova nel libro

Antonio Tabucchi non è un viaggiatore qualsiasi; è uno dei più grandi scrittori italiani del secolo scorso, un autore prolifico in quantità e qualità. I suoi viaggi, quindi, non sono solo quello: sono piccoli gioielli di narrativa e letteratura, che si dispiegano tra le pagine per regalarci un simbolico viaggio nel tempo e nello spazio.

Con Viaggi e altri viaggi, Tabucchi ci porta dentro al suo mondo, alle sue esperienze di viaggio vissute sempre con grande rispetto e grande umiltà. Tabucchi ha molto viaggiato e, per lui, il viaggio è prima di tutto un privilegio, “perché posare i piedi sul medesimo suolo per tutta la vita può provocare un pericoloso equivoco, farci credere che quella terra ci appartenga, come se essa non fosse in prestito, come tutto è in prestito nella vita”. Tabucchi si rende conto che il mondo sia bello perché grande e diverso, perché a noi esseri umani è preclusa la possibilità di vederlo tutto; forse è proprio in questo che sta la bellezza del viaggio stesso. Infatti, l’autore dice che forse, in questo libro, “mancano i viaggi più straordinari. Sono quelli che non ho mai fatto, quelli che non potrò mai fare. Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera. Poi arriva il sonno, e si salpa”.

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I luoghi di Viaggi e altri viaggi di Tabucchi

A partire da questa dimensione di sogno e scoperta, Tabucchi ci regala piccole ma preziose istantanee di un mondo che non esiste più e di uno che esiste ancora e che è tutto da esplorare. La prima parte del libro è dedicata ai ricordi: brevissimi capitoli che narrano di viaggi o, meglio, di piccole porzioni di viaggi. Quali porzioni? Non c’è una regola, è proprio il ricordo a prevalere: può essere una passeggiata al Jardin des Plantes di Parigi, un salto nella storia della città svizzera di Soletta, un momento di riposo al Café Fishawi di Il Cairo, una visita a quel “luogo-non luogo” che è la Union Station di Washington… e poi ancora frammenti di ricordi su ricordi, da Barcellona a New York, da Genova al Brasile, dai contrasti dell’India a quelli dell’Australia.

Leggendo Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi, ho adorato soffermarmi sulle descrizioni curiose e delicate di luoghi normali ma cristallizzati in una qualche loro speciale qualità. Di Mougins (in Provenza) Tabucchi dice che “la prima impressione entrandovi a piedi […] è che il villaggio sia stato conservato sottovetro e che a penetrare la struttura urbanistica a chiocciola in cui è raccolto si corra il rischio di rovinare il prodotto”. A Madrid, invece, si sofferma su uno squisito frammento di quotidianità: “fuori dalla basilica, sulla sinistra, a pochi passi, c’è una vecchia fonda, cioè una trattoria popolare. Si mangia a tavoli di legno grezzo senza tovaglia, segnati da innumerevoli cerchi di bicchieri che da anni vi sono stati posati prima del vostro. Ci sono molte famiglie madrilene con bambini, regna un’atmosfera allegra e una simpatica confusione. Vi si beve un sidro di ottima qualità che l’oste spilla direttamente dalla botte. Si sta bene”. Raccontandoci i piccanti sapori del Messico, dell’Habanero parla così: “se solo riuscirete ad assaggiarlo davanti a un messicano mantenendo un’espressione serena senza mettervi a urlare, avrete conquistato la cittadinanza onoraria”. In ogni luogo sembra di poter entrare, in punta di piedi ma con l’entusiasmo della scoperta, perché Tabucchi ne mette in luce le particolarità legate ai propri ricordi.

 

Il proprio posto nel mondo

“Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati. Ci siamo arrivati il giorno giusto o il giorno sbagliato, a seconda, ma questo non è responsabilità del luogo, dipende da noi. Dipende da come leggiamo quel luogo, dalla nostra disponibilità ad accoglierlo dentro gli occhi e dentro l’animo […]”. Questa citazione mi ha fatto riflettere: quanto è vero! Capita a tutti di trovarsi in un luogo e di innamorarsene all’istante, di sentire che gli apparteniamo anche se non c’eravamo mai stati prima. In Viaggi e altri viaggi, traspare l’amore inevitabile di Tabucchi per alcuni luoghi: il Portogallo e poi la Grecia, prima di tutto, dove a Creta ci si può sentire davvero come a casa (“E cosa c’è di meglio, per i turisti quali siete e quali siamo (forse siamo tutti turisti, a questo mondo), pensare per un momento che non siamo turisti?”).

La seconda parte di Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi è dedicata a quei viaggi fatti “per interposta persona”, ovvero tramite le suggestioni di poeti, scrittori, giornalisti conosciuti di persona. Mi ha colpito il racconto di una Firenze vista da Stendhal, lo scrittore francese da cui deriva il nome della famosa “sindrome”. Della bellezza, Tabucchi dice: “siamo esseri antichi, ma siamo anche esseri fragili, e oltre che al brutto siamo anche esposti alla bellezza. La cosa ci turba e insieme ci rallegra. Tutti i giorni la laidezza del mondo ci perseguita, è di casa nello schermo televisivo, e ad essa ci siamo assuefatti. Invece la bellezza può far ammalare”.

Recensione di Agnese Sabatini

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