Copertina del libro "Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta" di Obes Grandini
Copertina del libro "Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta" di Obes Grandini

Il titolo è di per sé esplicativo: Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta di Obes Grandini racconta di un viaggio lunghissimo e davvero particolare, più unico che raro. Cosa mi è piaciuto di questo diario, che sembra un viaggio uguale a tutti gli altri? Cerco di raccontartelo in questa recensione anche se, credimi: per capirlo, questo libro andrebbe letto tutto da cima a fondo.

Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta di Obes Grandini: le tappe del viaggio

Un libro scritto fitto fitto, bello denso di parole che scorrono veloci l’una dietro all’altra come le ruote della bicicletta sull’asfalto. Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta di Obes Grandini è il diario che racconta di un viaggio iniziato a Medelana, un piccolo paese in provincia di Ferrara: Obes, grande viaggiatore e grande amante della bicicletta, parte per il suo ennesimo giro senza una meta ben precisa; l’idea è quella di andare verso est e seguire la leggendaria Via della Seta… poi, si vedrà. Siamo nella primavera del 2001 e Obes, nato nel 1952, ha 49 anni, lunghi capelli biondi e solo qualche borsa attaccata al telaio della bici.
La ruota anteriore è costantemente puntata verso est, e i capitoli si susseguono l’un l’altro come le tappe del viaggio: la bella e ingannevole Istanbul, l’Iran dei contrasti, il Turkmenistan e l’Uzbekistan, l’adorato Kirghizistan pieno di buone persone, poi la Cina. È qui che si trova Obes quando apprende dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre: archiviata a malincuore l’idea di arrivare fino al Pakistan per motivi di sicurezza, un nuovo matto progetto gli balena in testa. Il Tibet è una terra selvaggia, autentica, quasi epica, difficile da un punto di vista naturalistico e piena di incognite. Gaize è l’anonimo, deludente villaggio tibetano dove tutto deve per forza interrompersi, ma il viaggio non è certamente andato sprecato: “Grazie alla bicicletta e alle mie povere cose ho unito due sconosciuti, anonimi villaggi, distanti tra loro circa 11.500 km, arrampicandomi dal livello del mare fino in cima al Tetto del Mondo”.

“In ogni viaggio, forse dovuto alle continue esagerazioni fisiche, stimolato per gli ambienti naturali forti, oppure per l’incontro con donne, uomini così diversi da me, arrivo a provare emozioni intense. Anche questa sera il mio cuore si rilassa, e devo chinare il capo alla grandezza di sentire la vita.”

Uomo e natura: due facce dello stesso viaggio

In Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta di Obes Grandini c’è davvero tutto: l’autore non risparmia al lettore niente, neanche un briciolo di verità. Una verità grezza e trasparente, a volte luminosa e a volte difficile da mandare giù. Quello che salta sempre all’occhio è il duplice incontro che Obes fa nel suo tragitto. Il primo è quello con la natura: grande, immensa, pulita, come in una cartolina, anche se a volte troppo maltrattata; con questo libro ho davvero viaggiato con la fantasia verso montagne innevate, ruscelli, praterie e foreste che forse mai potrò vedere coi miei occhi. E poi c’è l’incontro infinito e sempre sorprendente con gli umani: uomini, donne, bambini che, 20 anni fa e in Paesi così diversi dalla nostra cultura, colpiscono pagina dopo pagina. Mi sorprende come Obes racconti dei comportamenti, degli usi e costumi, dei modi di vivere la vita. Mi sorprendono la corruzione, il menefreghismo, la miseria, ma soprattutto il calore, i sorrisi, l’ospitalità e il cuore enorme di chi non ha niente ma può dare tutto in cambio.

Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta di Obes Grandini mi è piaciuto perché…

Prima di tutto, Dalla Pianura Padana al Tibet in bicicletta di Obes Grandini mi ha fatto amare la bicicletta come mai: c’è un rapporto, tra bici e ciclista, così intimo e misterioso che mi affascina immensamente. E poi, il viaggio in bicicletta è una metafora della vita: “Viaggiare in bicicletta nella natura selvaggia con un equipaggiamento ridotto all’osso, anche il minimo errore, la svista più veniale, può acquistare il valore di una piccola tragedia. Niente va sprecato, ogni oggetto va trattato come il più fragile e unico dei beni. Una lezione che insegna a dare il giusto valore ad ogni cosa”.
Ma soprattutto mi è piaciuto il viaggiatore; quel protagonista che, però, si mette sempre in secondo piano rispetto a tutto ciò che racconta: pensieri, aneddoti, routine, persone, incontri, fatiche bestiali, ironie, consapevolezze, errori, conquiste. Obes Grandini è ciò che rende questo libro davvero apprezzabile: una persona dal grande cuore, pieno di contrasti come tutti noi, desideroso di non mollare mai, con la mente priva di pregiudizi, pronto a mettere a nudo debolezze e fantasie, e capace di raccontare cose che probabilmente neanche ti immagini. Un viaggiatore con la V maiuscola: “Sto provando gioia, una gioia spirituale, che mai avrei raggiunto senza tutti i problemi avuti, che mi hanno fatto sentire misero, limitato. Ora mi è chiaro che i viaggi in bicicletta sono per me un evento straordinario, una conquista meditativa personale perché ottenuta con la fatica e con il mio solo modo di essere”.

Recensione di: Agnese Sabatini.

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