Che ti piaccia camminare o meno, la recensione di Nati per camminare di Alessandra Beltrame ti permetterà di apprezzare il cammino da punti di vista più profondi, a volte inaspettati. Scoprirai quanto noi esseri umani siamo effettivamente fatti per camminare!
Nati per camminare di Alessandra Beltrame: riflessioni sparse
Capitoli brevi, frasi altrettanto brevi: proprio come passi che si susseguono, le parole dell’ex giornalista Alessandra Beltrame ci portano nel suo mondo fatto di tante cose ma, soprattutto, di cammino. Un cammino che può essere lungo o breve, nella natura o in città, in compagnia o in solitaria: quando avrai finito di leggere Nati per camminare di Alessandra Beltrame, concorderai sul fatto che non importi tanto dove, quando e come, ma perché. E di perché ce ne sono infiniti: “di camminare c’è una necessità estrema nella quotidianità, nel giorno per giorno, nelle città, nella natura. Per andare a trovare un amico o al cinema. Per vedere cambiare un albero durante le stagioni. Per dare un nome a un fiore di campo. Per annusare il profumo dell’erba o la puzza dello smog. Per calpestare i sassi e l’asfalto, i sampietrini e il pavé, e vedere l’effetto che fa”.
Nati per camminare non ha una trama: l’autrice salta da una riflessione a un aneddoto, raccontando dei suoi cammini e delle emozioni che le hanno regalato, soffermandosi su dettagli apparentemente insignificanti ma che, invece, rendono insostituibile la bellezza del cammino. Tra un passo e l’altro, scopriamo il passato dell’autrice, fatto da troppa automobile e pochi scarponcini; scopriamo l’amore per la sua famiglia, i ricordi di infanzia, l’affetto per il cagnolino Pablo, gli sguardi agli amori passati, quelli alle città e ai sentieri attraversati camminando.
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Camminare è, o dovrebbe essere, per tutti
Nel suo Nati per camminare, Alessandra Beltrame parla in più occasioni di quanto il cammino sia essenziale per tutti noi. Lo è anche solo per il fatto che possiamo camminare: quando hai delle gambe funzionanti che sanno portarti ovunque tu voglia, sai che la fatica e lo sforzo sono comunque un prezzo più basso da pagare rispetto a quello pagato da chi, per un motivo o un altro, non lo può fare. Camminare è anche la quintessenza del viaggio, perché nessun altro mezzo ci dona la stessa capacità di scoprire quei luoghi considerati “minori” solo perché lontani dalle grandi arterie stradali: “in auto non si vede tutto: si arriva a destinazione, si parcheggia in un luogo prestabilito, a volte addirittura nel sottosuolo, poi si prendono una scala, un ascensore, e si spunta nella piazzetta, nel viale pedonale, sul balcone fiorito, in faccia al panorama. Si evita così tutto quello che c’è intorno. Ma è viaggiare questo?”. Camminare dovrebbe essere per tutti anche solo perché, semplicemente, ci fa stare bene: se l’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di fare almeno 10.000 passi al giorno, una recente ricerca inglese ha rivelato che oltre la metà degli adulti cammina meno di un chilometro al giorno, e questo dovrebbe farci riflettere su come le comodità moderne, seppur utilissime, ci hanno reso più stanziali, più pigri e anche, forse, meno interessanti.
Infine, per Alessandra Beltrame l’azione di camminare apre gli occhi, mette in allerta tutti i sensi, ci spinge alla riflessione, ci permette di osservare anche ciò che si trova oltre il velo. Non a caso, la strada “denuda quel che vedi, e denuda anche te. Non hai scappatoie, non hai alibi. Ti tocca essere onesto. Se i politici camminassero davvero, non solo per fare due passi da casa a Montecitorio, sarebbero più sinceri, riconoscerebbero le porcherie”.
Nati per camminare di Alessandra Beltrame è un vero elogio al cammino
“Nasciamo bipedi, non stanziali. Non siamo fatti per stare seduti, né per stare fermi in piedi, ma per muoverci. Lo dice il vocabolario. Lo dicono genetica e fisiologia”. Sulla base di questa convinzione con cui si apre Nati per camminare, Alessandra Beltrame scrive quella che è una vera e propria celebrazione del cammino. È come se il cammino fosse la metafora più profonda e più perfetta di tutta la nostra vita, ed è per questo che non possiamo far altro che camminare. Camminare ci permette innanzitutto di assimilare meglio tutto quello che ci circonda: guardiamo più che vedere, ascoltiamo più che sentire. Camminare significa andare avanti al ritmo ideale per noi, così da essere in grado di percepire le cose e permettere alle emozioni di sprigionarsi in tutta la loro complessità. Il cammino aiuta a vivere il presente, ad accettare e lottare, a soffrire solo quando vale la pena, a essere creativi, a cambiare strada quando quella che percorriamo non ci piace più, a sporcarsi “dell’odore e della polvere del mondo”, a lasciarsi andare, a fare semplicemente ciò che la natura ha voluto per noi. “Camminare per andare avanti, salutare il nuovo giorno e prepararsi al successivo, accettare lo scorrere della vita e il nostro divenire. Non fermarsi sulle cose, sulle relazioni, ma crescere con esse. Perdere il possesso, accettare l’addio e la sorpresa, salutare lo sconosciuto e avere curiosità per ciò che non si conosce. Acquistare fiducia, visione e coraggio”.
Recensione di Agnese Sabatini