Copertina del libro
Copertina del libro "Libero e selvaggio. La grande avventura del giro del mondo a piedi" di Ignacio Dean

Ci sono bussole che orientano il cammino e altre capaci di orientare l’esistenza. I libri fanno parte di questa seconda categoria e Libero e selvaggio , scritto dall’autore Ignacio Dean e pubblicato da Ediciclo, è uno di questi. Un racconto di viaggio in cui riecheggiano atmosfere e avventure di quelle che furono le spedizioni leggendarie, grazie alle imprese di un uomo che compie il giro del mondo a piedi in 3 anni.

Quest’avventura è un tentativo di dissotterrare dalle nostre menti qualsiasi traccia di tragedia o paura che sembra far parte della nostra vita, i guai e le pene, le lamentele e i “non ci riesco”, quella predisposizione alla sofferenza e a sentirsi senza valore […] .

L’UOMO AFFAMATO D’INFINITO CHE CONQUISTÒ IL MONDO UN PASSO ALLA VOLTA

Libero e selvaggio è un grembo narrativo capace di generare sogni, riflessioni, emozioni, connesse a quell’archetipo universale, vivo nell’immaginario collettivo, che è stato la genesi delle grandi esplorazioni rimaste nella storia: l’archetipo dell’esploratore che va alla scoperta del mondo, confidando solo e unicamente sui propri piedi.

Come un moderno Ulisse, infatti, Ignacio Dean decide di abbandonare la sua comoda vita e si fa umile viandante, per andare incontro a quel mondo che tanto lo affascina ma dal quale al contempo è sovrastato, inghiottito dalla sua vastità, spiazzato dalla sua complessa varietà. La sua scelta di compiere una tale impresa è animata da un duplice spirito: da un lato quello dell’amore per il pianeta e per la sua tutela, dall’altro quello di una resistenza all’ordinario, al consumismo, in favore di una vita che grazie al viaggio si scompone, decostruendo schemi e aspettative.

È un’avventura il cui racconto ha una sincerità narrativa capace di farti sentire quel senso d’infinito che il viaggio genera: quella sensazione che fa del viaggiare un amplificatore dell’esistenza.

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UN CAMMINO DI SCOPERTA LUNGO 3 ANNI

Quello che rende epico il viaggio di Ignacio Dean è la scelta di abbandonare il privilegio del radicamento, riabilitando così l’antica e universale liturgia del cammino: una liturgia laica che fa del camminare a piedi la preghiera costitutiva della specie umana; quella dove non sono le mani a congiungersi, ma sono i piedi che si ricongiungono con la crosta del mondo, per riscoprire quella condizione atavica che ci ha forgiati come uomini, ovvero il camminare. E sarà proprio la scelta di camminare a piedi che porterà l’autore del libro a non mettere il viaggio dentro alla sua vita, ma la sua vita dentro al viaggio: siamo infatti di fronte a un uomo che vivrà 3 anni in cammino, percorrendo 33.000 km, alla scoperta di 4 continenti diversi.

Ecco perché una cosa che ho particolarmente apprezzato, durante la lettura di Libero e Selvaggio , è stata la sensazione di essere finalmente davanti a una storia che non presenta il viaggio come semplice dispositivo di evasione o come performance pianificata per attirare i riflettori.

Quello di Ignacio Dean è un viaggio che nasce come urgenza esistenziale e nel suo svolgersi crea le condizioni per ricontattare quella dimensione dell’essere, improntata al risveglio della selvatichezza, che è l’essenza più autentica e genuina dell’essere umano: nel suo corpo a corpo con i luoghi l’autore si riappropria, infatti, di un modo di stare al mondo che sposta l’ago della bilancia verso l’istinto, l’intuito e la lentezza dei ritmi naturali. È così che il quotidiano diventa una dimensione marcatamente somatica, vissuta con i sensi sempre all’erta, e una spiccata attenzione sensoriale per i dettagli.

UN’AVVENTURA ESTREMA ATTRAVERSO 31 PAESI

Ignacio Dean è un camminatore che macina chilometri, portando con sé solo un passeggino da viaggio, eppure si porta dietro anche tutte quelle identità che il viaggio costringe a tirar fuori. Un giorno è Ulisse, un altro Don Chisciotte, l’altro ancora un po’ Forrest Gump, ma Ignacio è soprattutto un funanbolo che si muove in costante equilibrio tra la meraviglia e la ferocia del mondo. Ogni pagina del libro infatti è intrisa di stupore e gratitudine per lo spettacolo della natura, per l’accoglienza e la solidarietà dei diversi popoli, per la magia degli incontri speciali; ma spicca anche la violenza dei diversi episodi in cui l’autore si trova coinvolto, rischiando la vita ben più di una volta. È la violenza degli attacchi terroristici a Bangladesh, durante una manifestazione contro il governo, è quella degli assalti dei rapinatori a Lima, ma anche quella delle bande criminali dell’America Centrale, formate anche da bambini di 9 anni che uccidono senza esitazione. E poi c’è la violenza della fatica, che bracca corpo e mente e quella naturale degli animali predatori o degli elementi che si manifestano attraverso terremoti, tempeste di sabbia, fulmini e tsunami.

In marcia fra Europa, Oceania, Asia e America, il racconto di Libero e Selvaggio scorre come se i piedi in cammino fossero quelli di chi legge, perché attraverso metropoli sovrappopolate, deserti solitari, aride steppe lunari, pianure ampie e suggestive foreste, il viaggio di Ignacio diventa il viaggio di ognuno di noi; con la sola differenza che nella vita c’è chi sceglie di fare il proprio cammino e chi invece resta fermo a immaginarsi nelle scarpe degli altri.

Recensione di Gabriella Ferracane

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