Copertina del libro
Copertina del libro "Vagabondiario” di Claudio Piani

Vagabondiario di Claudio Piani è una raccolta di chicche interessanti, curiose e divertenti sui Paesi asiatici incontrati durante diversi lunghi viaggi. Con questa recensione ti diamo un assaggio di questo libro, che ha anche un nobilissimo fine benefico.

“Penso che la vita sia una serie di coincidenze e casualità che non possiamo controllare. Per questo vale davvero la pena cercare di vivere al massimo, ciascuno a modo suo, sempre senza risparmiarsi o lasciarsi impaurire”

 

Vagabondiario di Claudio Piani: verso l’Asia e ritorno (x 2)

Claudio ha circa 26 anni quando si rende conto di voler viaggiare a lungo termine: la sua vita in Italia lo soddisfa, ma sente di volere qualcosa di più per non rischiare di vedersi incastrato in un certo tipo di contesto per sempre. Così racconta: “volevo fare un viaggio lungo, a contatto con la gente e in realtà il più possibile incontaminate. Non ero in fuga e non mi interessava neanche mettermi alla prova uscendo dalla famosa zona di comfort. Ero solo alla ricerca di avventure ed emozioni forti. Spinto dall’irresistibile desiderio di viaggiare per il gusto di viaggiare”. Si mette quindi in marcia, con l’idea di raggiungere l’Australia passando per l’Asia e utilizzando solo i mezzi pubblici: Russia, Mongolia, Cina, Vietnam, Laos, Cambogia, Thailandia e Indonesia sono solo alcuni dei Paesi che toccherà durante questo primo, avventuroso viaggio.

Dopo un lungo periodo di permanenza in Australia, Claudio torna in Italia, questa volta utilizzando solo l’autostop e viaggiando lungo la strada che attraversa l’Asia Centrale: un viaggio che tocca Paesi come India, Nepal, Kazakistan, Uzbekistan, Iran e Serbia. Dopo un anno di lavoro ed esperienze in Cina (raccontato nel libro Diario di un maestro in Cina), infine, Claudio intraprende il suo terzo lungo viaggio, questa volta in bicicletta e raggiungendo anche luoghi nuovi, come il Mar Caspio e la Georgia.
Se in Una vita incredibile si raccontano molti di questi viaggi in modo più approfondito, Vagabondiario di Claudio Piani è più che altro una raccolta di aneddoti, riflessioni e curiosità appuntate nel corso di questi viaggi; proprio come se fosse un taccuino di viaggio, questo breve libro è scritto in modo semplice e scorrevole: sembra proprio di essere in viaggio con Claudio e di assistere agli episodi che di cui prende nota giorno dopo giorno.

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Gli aneddoti raccolti in Vagabondiario di Claudio Piani

Nonostante la struttura del libro sia sempre la stessa per tutti i capitoli, è difficile annoiarsi leggendo Vagabondiario: Claudio Piani fa una lista sempre molto casuale e curiosa su ciò che vede e che sente, sulle cose di cui parla con la gente del posto, sulle esperienze un po’ assurde che gli capitano nel corso di questi viaggi così speciali. È proprio la varietà di questi appunti che rende il libro interessante! Ci sono momenti in cui resti a metà tra il divertito e il sorpreso, come quando Claudio racconta che “una ragazza in Siberia mi ha chiesto se l’acqua del mare è davvero salata”, “in Mongolia curano la pressione alta infilandosi petali di fiori nelle scarpe” o, ancora, “il mio cognome in kazako vuol dire “ubriaco” e questo è stato il mio passaporto per entrare nelle simpatie di molte persone… Ma è stata anche la condanna del mio fegato”.

Ci sono anche appunti che dipingono, sempre in maniera curiosa e autentica, il vero volto della gente che Claudio Piani incontra, le loro tradizioni e quelle abitudini che noi consideriamo strane, ma che per loro sono assolutamente normali. Capita quando racconta di aver festeggiato il Capodanno del 1378 in Birmania; quando gli iraniani che incontra gli chiedono di raccontare a tutti che, pur essendo musulmani, sono brave persone; o quando le persone del posto raccontano della propria situazione politica o sociale, lasciando Claudio con un bel bagaglio di spunti di riflessione. I racconti sulle usanze che fanno sorridere non mancano: “generalmente i bus in India non partono all’orario stabilito, ma partono solo quando sono pieni all’inverosimile, comprese: capre, galline e gente sul tetto. Al ritardo iniziale si aggiungono poi diverse pause al tempio per fare offerte e colorarsi la fronte di rosso”.

La bellezza del viaggio, del mondo e delle persone

Ma, oltre agli aneddoti simpatici e curiosi, Vagabondiario di Claudio Piani è anche una lettura che ti farà innamorare dei luoghi e delle persone dell’Asia, proprio perché è Claudio stesso a essersene innamorato. Questo amore traspare in modo più o meno implicito dagli appunti brevi e veloci che Claudio annota sui popoli che incontra: “la Cina è un paese magico e il popolo cinese incredibilmente allegro, cordiale e rispettoso”; e una cosa che resta impressa nella sua e nella nostra mente, e che viene ripetuta spesso all’interno del libro, è la capacità dei popoli asiatici di dare valore all’accoglienza e all’integrazione. Di Kuala Lumpur, ad esempio, scrive: “incredibile il livello di integrazione e rispetto tra tutte le varie etnie: donne musulmane col velo, indiani col turbante, europei in giacca e cravatta, cinesi che sputano, turchi che fumano, cingalesi che vendono rose… Tutti mischiati in uno spettacolare via vai”.

Dopo così tanto tempo trascorso in Asia, Claudio sente il bisogno di restituire qualcosa a questa terra che l’ha accolto e benvoluto. Per questo motivo, decide di legare il suo viaggio di ritorno a Milano, 8.295 km dal Tibet in bicicletta, a una raccolta fondi a favore dell’Associazione Culturale Tibetana, un’organizzazione non profit riconosciuta che segue il progetto Tashi Orphan School di Katmandu, con l’obiettivo di accogliere, sostenere e istruire i bambini tibetani rifugiati in Nepal; anche i proventi di Vagabondiario di Claudio Piani saranno devoluti a questa causa.


Recensione di Agnese Sabatini

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