Copertina del libro
Copertina del libro "La porta proibita" di Tiziano Terzani

Libri sulla Cina: “La porta proibita” di Terzani

La Cina rappresenta per Tiziano Terzani il primo amore asiatico, un immenso paese, la Terra di Mezzo, che lo ha da sempre affascinato, prima ancora di metterci piede. Così tanto appassionato da decidere di studiare anche la complessa lingua in un periodo di studio all’Università negli Stati Uniti.

Gli anni in cui Terzani inizia a svolgere la pratica giornalistica sono anni in cui è ancora molto difficile raccontare un paese come la Cina. In quel periodo, nel pieno del potere di Mao, il grande stato asiatico è letteralmente chiuso. Il turismo è pressoché inesistente, i giornalisti non sono certo personaggi particolarmente graditi e di conseguenza anche la popolazione è ovviamente diffidente.

Negli anni ‘80 la storia cambia però e dopo la morte di Mao Tse Tung, avvenuta nel 1976, sale al potere Deng Xiaoping che inaugura una stagione di maggiore libertà, soprattutto commerciale.

Il nuovo leader cinese intuisce la necessità di aprirsi al mondo per poter permettere al miliardo di persone che popolano il suo paese di sopravvivere.

Con l’apertura delle frontiere commerciali i rapporti diplomatici internazionali diventano indispensabili; la Cina non può più tirarsi indietro e deve concedere anche al suo interno maggiore libertà di movimento.

Non appena “la porta proibita” si spalanca Tiziano Terzani è lì pronto a congliere questa occasione senza precedenti, quella che aspettava da tanto tempo.

“La gente qui ha un suo modo di riassumere la storia di questi trent’anni: “Negli anni ‘50 ci si aiutava, negli anni ‘60 ci si ammazzava, negli anni ‘70 ci si temeva, negli anni ‘80 ognuno non pensava che a sé.”

La porta proibita della Cina finalmente si apre

Quella voglia di ricerca della verità più profonda, libera dai pregiudizi tipici di chi non conosce davvero, porta Terzani a vivere in questo paese addentrandosi profondamente nelle sue trame, vivendo a contatto con la popolazione locale, interiorizzando per quanto possibile usi e costumi.

Tiziano Terzani ha vissuto a Pechino per 4 anni con tutta la famiglia, facendo studiare i figli Fosco e Saskia non in una scuola internazionale ma in una vera e propria scuola cinese. Questa esperienza unica si trasforma in un racconto scritto dai due bambini in prima persona e pubblicato nel capitolo tredicesimo “Disciplina nel Campo dell’erba profumata”.

I quattro anni vissuti dal giornalista italiano in questo paese così culturalmente lontano da noi, sono anni che lo hanno visto vivere la Cina e la sua gente da dentro; come fosse davvero un cinese. Terzani non si sofferma ad una lettura superficiale, non si chiude nella sua torre d’avorio di occidentale privilegiato che vive circondato da stranieri in hotel di lusso. Terzani scende per strada indossando come i locali pantaloni scuri e casacca blu, parla con la gente, ficca il naso dove non dovrebbe, gira la Cina con i più disparati mezzi seguendo le rotte meno turistiche ed esplorate.

Indaga un sistema di potere e come esso influenzi la vita quotidiana del suo popolo; come il radicato controllo perpetrato dalla dittatura, il capillare sistema di sicurezza, si manifesti anche nelle azioni più comuni e costringa tutti a porre sempre la massima attenzione.

Qual è il vero volto di questa Cina? Cosa ha significato la “rivoluzione culturale” di Mao?

Nei suoi viaggi e nei suoi studi scopre come una civiltà che vanta una cultura millenaria dalle mille sfaccettature sia stata quasi interamente rasa al suolo in nome di un uomo nuovo; le restaurazioni sommarie con materiali scadenti; culture e identità minoritarie schiacciate dai potenti Han; il buddismo e i monaci costretti quasi a nascondersi o a vivere in funzione di attrazione per turisti; il tempio Shaolin – luogo di nascita del kung fu – riaperto come fosse un parco giochi per gli stranieri e i loro soldi.

In questi reportage dagli anni ‘80, Terzani individua quello che sarà e che riuscirà a confermare con i suoi con viaggi successivi negli anni ‘90. Non solo vede un paese distrutto dalle politiche e logiche maoiste quando vi arriva la prima volta, ma intravede anche come la Cina da quel momento in poi verrà rovinata da un nuovo tipo di dittatura: quella capitalista.

La città di Pechino è l’emblema di come una meraviglia del mondo sia stata annientata prima dalle pretese urbanistiche dei comunisti e dopo da una corsa alla modernità e all’occidentalizzazione.

Denunciando le contraddizioni del socialismo maoista, addentrandosi sempre più a fondo, facendo domande scomode, lasciandosi forse un po’ troppo andare come se vivesse in un paese “normale”, Terzani si ritroverà a fare in conti con la realtà.

Nel 1984, dopo quattro anni di vita sul suolo cinese, il giornalista verrà arrestato, perquisito, interrogato ed infine espulso. L’incubo di cui tante volte aveva sentito parlare o di cui aveva letto sui libri si stava materializzando e lo coinvolgeva in prima persona. Il giornalista si trova faccia a faccia con il potere, quello che in Cina tutti temono e dal quale cercano di fuggire. Per fortuna l’esperienza rieducativa di Deng Tiannuo – nome cinese assunto da Terzani – si rivelerà meno pesante di quella che inizialmente potremmo immaginare.

Ne “La porta proibita” Terzani intreccia nozioni storiche necessarie per capire il paese con racconti di vita intimi, conditi da pensieri, considerazioni e riflessioni molto personali.

Un compendio di storia per chi volesse concentrarsi su date e dati, un libro di letteratura di viaggio per chi preferisce farsi trasportare dalla narrazione dei paesaggi, delle persone, delle leggende e delle storie che da sempre pervadono la cultura di questo paese.

Recensione di: Sara Ciolini.

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