Copertina del libro
Copertina del libro "Memorie dal campo di un'infermiera zen" di Martina Marchiò

A volte capita di incontrare libri che mentre li leggi ti leggono dentro a loro volta. Questo è quello che succede immergendosi tra le pagine di Memorie dal campo di un’infermiera zen , dell’ autrice Martina Marchiò . Un libro che intreccia le avventure di chi lavora per una ONG, con la scoperta di quei popoli e dei luoghi che rendono l’umanità quella grande ricchezza che tutti dovremmo ricordarci di preservare.

Io sono casa, ma l’Africa mi ha adottata […] Qualcuno mi ha detto che sono bianca, ma ho il cuore nero e penso sia vero.

UN VIAGGIO DI CRESCITA PERSONALE, AL SERVIZIO DELL’UMANITÀ

Grazie alle esperienze, accumulate durante le missioni umanitarie che l’hanno portata a viaggiare tra Messico, Bangladesh, Grecia, Congo, Nigeria, Sud Sudan, Etiopia, quella di Martina Marchiò è una storia che trasforma un semplice libro in un megafono che grida a gran voce il diritto di tutti a una vita degna di essere vissuta.
La sua determinazione, infatti, la porta a diventare un’infermiera di Medici senza frontiere: una scelta di vita fatta sull’onda di una costante urgenza di essere in prima linea, in quei luoghi dove ogni sera cerchi di prendere sonno mettendo a dormire l’orrore e il dolore che ti tormentano, aggrappandoti alla consapevolezza che stai comunque facendo la differenza, anche se rappresenti un piccolo granello di sabbia.

E leggere il modo in cui Martina fa la differenza ogni giorno, è di enorme ispirazione, davanti ai dubbi e alle frustrazioni che la vita ci pone spesso davanti, a proposito di quello che desideriamo davvero o che vogliamo diventare.

OGNI PERSONA È UN MOSAICO DI GEOGRAFIE

Shakespeare scriveva che siamo fatti della stessa materia dei sogni, io invece penso che siamo fatti di tutti i luoghi che abbiamo attraversato, vissuto, sognato, incontrato. Quelli che abbiamo respinto, perché ci andavano stretti, e quelli che invece abbiamo scelto e fatto nostri.

E l’autrice di Memorie dal campo di un’infermiera zen di luoghi ne ha vissuti. Luoghi dove ha deciso di rinunciare ai privilegi di quella che è considerata una vita normale, realizzata, conforme ai canoni che tutti si aspettano, per seguire la sua fortissima urgenza di aiutare chi ha più bisogno.
Quelli di Martina, infatti, non sono viaggi di evasione, ma vere e proprie missioni umanitarie.

Leggendo il libro di Martina mi viene da pensare che casa è quel luogo dove puoi sentire che la tua vita ha un senso, che tu hai un senso. Quel luogo dove puoi sentire che stai camminando “sulla strada che ha un cuore”, come scriveva Castaneda. La strada che hai scelto di percorrere perché senti che è la tua strada, anche se chi ti ama non è d’accordo, non comprende la tua scelta e rimane con un pugno di aspettative deluse.

VIAGGIARE PER TROVARE UN SENSO

Quello di Martina Marchiò , più che un libro di viaggio , è un libro che racconta l’importanza di avere un perché e di seguirlo. Martina, infatti, è determinata a raggiungere il suo obiettivo di diventare un’infermiera di Medici senza frontiere e per farlo lavora sodo e frequenta tutti i corsi che le servono per affrontare situazioni e malattie alle quali noi occidentali non siamo abituati.

Leggendo la sua storia appare chiaro come a volte non si viaggia tanto per andare verso un luogo, quanto per andare incontro al proprio “senso”, al proprio sé più autentico.

Le giornate in missione sembrano infinite e la lettura di certe pagine fa pensare di essere dentro a un film, più che davanti a qualcosa di reale. Sarà che oggi siamo talmente anestetizzati dalla continua esposizione al dolore e alle ingiustizie verso i più deboli e i meno fortunati, che non ci sembrano neanche più reali. È come vedere un film che scorre in loop sui nostri schermi, di telegiornale in telegiornale. Eppure Martina prova ogni giorno sulla sua pelle cosa significhi camminare per ore e ore solo per raggiungere una capanna che ospita un bambino che ha bisogno di essere vaccinato.
Ed è sempre Martina che ogni giorno rischia la vita, anche solo per spostarsi di villaggio in villaggio: spesso, infatti, capita di ritrovarsi tra i piedi un serpente velenoso che punta alle tue caviglie o di dover attraversare un fiume su di una piroga che rischia di essere ribaltata dalla forte corrente. Per non parlare dei gruppi islamici che assaltano i villaggi di civili non convertiti, convinti che per questo meritino la morte. Inoltre si è continuamente esposti a ogni genere di insetti e malattie contagiose e le condizioni igieniche sono disastrose.

Così a fine lettura, cose che ogni giorno diamo per scontate, come il poter fare una doccia, usare un wc o dormire in un letto, riacquistano un significato diverso. Ed è allora che quella che potrebbe rimanere una semplice lettura diventa un piccolo fuoco, capace riaccendere in ognuno quel senso di gratitudine verso le cose, verso le persone e la vita, che quasi del tutto ormai abbiamo smarrito, presi come siamo dalle nostre vite, così fortunatamente privilegiate eppure troppo spesso giudicate non soddisfacenti.

Recensione di Gabriella Ferracane

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