Tra passato e presente, tra tradizioni e sogni per un futuro diverso: Mongolia in viaggio di Irene Cabiati è il racconto di un itinerario all’interno di un Paese che sta cambiando.
Giornalista e viaggiatrice attenta, l’autrice di questo libro racconta i luoghi e le persone che incontra durante il suo viaggio lasciando nero su bianco le sue impressioni e le sue riflessioni. Ci conduce, così, alla scoperta di una Nazione e di un territorio per certi versi ancora misteriosi e sconosciuti.
Tra città, gher e steppe alla scoperta del Paese di Gengis Khan
È il 2006, l’anno delle celebrazioni per gli 800 anni dell’Impero di Gengis Khan (il più vasto mai esistito sulla terra!) quando Irene Cabiati decide di partire per un viaggio che la porterà a conoscere la Mongolia e le sue tradizioni.
Il suo itinerario inizia tra le strade di Ulaanbator, la capitale mongola.
Trafficata, caotica e polverosa, la città conserva pochissimo del suo passato di cui, a testimonianza, rimane solo qualche gher. Il resto, infatti, è costituito principalmente da edifici di cemento dell’epoca sovietica, qualche palazzo monumentale di costruzione più recente e grandi magazzini costruiti appositamente per i turisti.
Ulaanbator, però, nasconde anche qualche piccola sorpresa come il Museo del Gioco Intelligente. Qui Zandraa Tumen-Ulzii, un simpatico anziano, ha raccolto oggetti incredibili fabbricati da sé stesso nel corso della propria vita e offre diecimila dollari a chi mai riuscisse a risolvere il cubo di Rubik in un minuto sicuro che ciò non possa avvenire.
Non è però la capitale a lasciare il segno nel cuore dell’autrice: la Mongolia che stupisce, quella che più affascinerà anche te nel corso della lettura, si trova fuori dalla grande città.
Irene Cabiati raggiunge, ad esempio, il Deserto Nazionale del Gobi Meridionale, il Parco di Gurvan Saikhan, il lago Sangiin Dalai Nuurz, il Monastero di Tovkhon Khiid, il Khentii e la Riserva del Khunstain.
È in questi luoghi che l’autrice entra in contatto con lo spirito mongolo. Attraversa il vuoto claustrofobico delle steppe, dorme ospite in gher senza bagno e in compagnia di qualche scarafaggio di troppo, mangia spezzatino di montone quasi tutti i giorni, ma non per questo è meno interessata a lasciare che il Paese si racconti.
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Mongolia in viaggio, il racconto di un popolo che cambia
Mongolia in viaggio non è un semplice diario di viaggio, l’autrice, infatti, riesce a cogliere lo spirito di un Paese che sta cambiando forse troppo velocemente.
Irene Cabiati incontra e parla con tantissime persone durante la sua avventura tra le terre di Gengis Khan.
C’è Mark, una guida, che in realtà si chiama Batsaikhan, ma che ha deciso di usare un nome occidentale più facile da pronunciare per i turisti.
C’è Oyuna, 13 anni, che nella gher di famiglia mostra a persone di tutto il mondo un vero e proprio piccolo museo dedicato ai resti dei dinosauri. La ragazzina ancora non sa se da grande vorrà trasferirsi a Ulaanbator come dicono mamma e papà oppure rimanere lì.
Poi c’è Kuzhuk che da un passato come venditore ambulante oggi costruisce archi tradizionali che vende a clienti esteri.
Batu, invece, è il giovanissimo vincitore della corsa di cavalli che ogni anno si tiene per la festa del Nadaam e la sua passione sono proprio questi grandi animali. Conosce il mondo al di fuori del suo, ma non gli piace affatto.
Ognuno di loro deve fare i conti con un Paese che sta avanzando velocemente verso il futuro e che sembra lasciare indietro il passato senza scrupoli.
La Mongolia tra tradizione e modernità
La Mongolia di cui parla Irene Cabiati è una Nazione dove ogni cosa sta cambiando.
Nomadi e pastori lasciano le proprie gher e i pascoli dei loro avi per immergersi nel buio delle miniere o per perdersi tra le strade grigie delle città. Il miraggio sono i soldi più facili o la speranza di un destino migliore per sé stessi e le proprie famiglie.
Le risorse del sottosuolo di cui il Paese è ricco appaiono come una via di fuga dal sempre più marcato controllo da parte delle ingombranti e minacciose Nazioni vicine, Russia e Cina.
In bilico tra un passato fatto di Storia, miti e figure leggendarie e un futuro che appare finalmente raggiante dopo il cupo periodo sovietico, la Mongolia rischia di lasciare andare tradizioni e cultura popolare che se non conservate e custodite gelosamente potrebbero scomparire per sempre.
La domanda, allora, sorge spontanea: cosa succederebbe se la cultura nomade scomparisse di colpo a favore del sovrappopolamento delle città?
Qual è davvero il futuro che attende i giovani ragazzi che l’autrice ha incontrato durante il proprio viaggio?
Non sempre, infatti, la realtà dei fatti coincide con i desideri e le aspettative che abbiamo. In tanti, forse troppi, si sono ritrovati a dover affrontare una vita che non gli apparteneva con conseguenze anche tragiche.
Spesso il passato è capace di bussare alla nostra porta sottoforma di nostalgia quando ormai è troppo tardi.
Recensione di Selene Scinicariello.